Carlo Goldoni
La vedova scaltra

ATTO TERZO

Scena Quinta. Arlecchino e detti

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Scena Quinta. Arlecchino e detti

 

Arlecchino osserva, vede i due che leggono. Si avanza fra loro pian piano; e vedendo che hanno li due viglietti in mano, dati ad essi per errore, dice loro:

Arl. Con bona grazia. (prende li due viglietti ad essi di mano e li cambia, dando ad ognuno il suo; poi, con una riverenza, alla mutola parte. Li due restano e leggono)

Mon. ("Accetto con sommo aggradimento il ritratto, che vi siete degnato mandarmi, per la stima che io fo dell'originale".) Oh, ora parla di me.

Alv. ("Ammiro sommamante il magnifico albero della vostra casa"). Questa è l'espressione che si conviene.

Mon. ("Il mio non ve lo posso mandare perché non l'ho".) Pazienza.

Alv. (" Ho veduto, che voi traete l'origine da principi e da monarchi".) Bene, così è.

Mon. (" Tanto stimo questa gioja preziosa, che la voglio far legare in un cerchio d'oro, e portarla attaccata al petto"). Oh espressioni adorabili! Oh carta per me felice! (la bacia)

Alv.("Se avrò l'onore di essere ammessa fra tante eroine, sarà nobilitato anche l'albero della mia casa".) Non sarà per lei poca gloria.

Mon.(Colui eseguì male la commissione.)

Alv. (Arlecchino falsificò il viglietto.)

Mon. (Scommetto che l'ha cambiato con quello di Don Alvaro.)

Alv. (Potrebbe avere equivocato col Francese.)

Mon. Amico, avete voi inviato qualche albero a madama Rosaura?

Alv. Ditemi prima, se voi le avete spedito il vostro ritratto.

Mon. Io non lo nego.

Alv. Ed io lo confesso.

Mon. Mi consolo con voi della stima in cui tiene la vostra casa.

Alv. Ed io mi rallegro con voi del conte che fa della vostra avvenenza.

Mon. Voi siete al possesso della sua grazia.

Alv. E voi siete l'arbitro del di lei cuore.

Mon. Dunque noi siamo rivali.

Alv. E per conseguenza nemici.

Mon. La grazia di madama Rosaura non è sì scarsa, che non possa supplire all'affetto di due amanti.

Alv. Don Alvaro di castiglia non soffre che gli si usurpi la metà del cuore della sua bella.

Mon. Che intendete di fare?

Alv. Intendo che a me la cediate.

Mon. Questo non sarà mai.

Alv. La contendano le nostre spade.

Mon. E volete morire per una ?

Alv. Eleggete: o rinunziare o combattere.

Mon. Non ricuso il cimento.

Alv. Andiamo in luogo opportuno.

Mon. Vi seguo dove vi aggrada.

Alv. (Eppure vi converrà avvilir la mia spada.)

(parte)

Mon. Viva l'amore; viva la beltà di Rosaura; vado a combattere già sicuro di vincere....

(vuol partire)

 

 


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