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ATTO TERZO
Scena Ventesima. Camera di Rosaura accomodata per la conversazione, con tavolini e sedie, e vari lumi
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
Mar. Che ne dite, eh? Il signor Pantalone come sfoggia a cera? Tutto fa per voi.
Ele. Eppure io, avendoci meglio pensato, non lo voglio assolutamente.
Mar. Ditemi, come vi è piaciuto il Francese?
Ele. Ti dirò la verità. Il suo volto mi piace, il suo brio mi va a genio, la sua disinvoltura mi rapisce, ma non mi fido delle sue parole.
Mar. Perché?
Ele. Perché fa troppo l'innamorato a prima vista, e dice cose che non sono da credere.
Mar. Ma ai fatti credereste?
Ele. Quel che è di fatto, non si può non credere.
Mar. Dunque, se vi desse la mano di sposo, non vi sarebbe che dire.
Ele. Ma non lo farà.
Mar. E se lo facesse, sareste contenta?
Ele. Certo che sarei contenta; è un uomo assai ben fatto.
Mar. Che mi date di mancia , se vi fo avere questa fortuna?
Ele. Senti, un buon regalo davvero.
Mar. Ma promettere e attendere non sono amici, è egli vero?
Ele. Anzi attenderò più di quel che prometto.
Mar. Orsù, lasciate fare a me, ché spero sarete contenta
Ele. E mia sorella che dirà? So pure ch'ella ancora vi pretendeva.
Mar. Ella ne ha quattro da scegliere: ma per quello che io vedo, questo non è il suo più caro.
Mar. Ed io son donna di parola. Ho fatto più matrimoni in questo mondo, che non ho capelli in testa. Ecco vostra sorella; per ora non le dite nulla.
Ele. Mi lascio condurre dalla mia maestra.