Carlo Goldoni
La vedova scaltra

ATTO TERZO

Scena Ventesima. Camera di Rosaura accomodata per la conversazione, con tavolini e sedie, e vari lumi

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Scena Ventesima. Camera di Rosaura accomodata per la conversazione, con tavolini e sedie, e vari lumi

 

Mar. Che ne dite, eh? Il signor Pantalone come sfoggia a cera? Tutto fa per voi.

Ele. Eppure io, avendoci meglio pensato, non lo voglio assolutamente.

Mar. Ditemi, come vi è piaciuto il Francese?

Ele. Ti dirò la verità. Il suo volto mi piace, il suo brio mi va a genio, la sua disinvoltura mi rapisce, ma non mi fido delle sue parole.

Mar. Perché?

Ele. Perché fa troppo l'innamorato a prima vista, e dice cose che non sono da credere.

Mar. Ma ai fatti credereste?

Ele. Quel che è di fatto, non si può non credere.

Mar. Dunque, se vi desse la mano di sposo, non vi sarebbe che dire.

Ele. Ma non lo farà.

Mar. E se lo facesse, sareste contenta?

Ele. Certo che sarei contenta; è un uomo assai ben fatto.

Mar. Che mi date di mancia , se vi fo avere questa fortuna?

Ele. Senti, un buon regalo davvero.

Mar. Ma promettere e attendere non sono amici, è egli vero?

Ele. Anzi attenderò più di quel che prometto.

Mar. Orsù, lasciate fare a me, ché spero sarete contenta

Ele. E mia sorella che dirà? So pure ch'ella ancora vi pretendeva.

Mar. Ella ne ha quattro da scegliere: ma per quello che io vedo, questo non è il suo più caro.

Ele. Basta, mi fido di te.

Mar. Ed io son donna di parola. Ho fatto più matrimoni in questo mondo, che non ho capelli in testa. Ecco vostra sorella; per ora non le dite nulla.

Ele. Mi lascio condurre dalla mia maestra.

 


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