Carlo Goldoni
Il ventaglio

ATTO PRIMO

Scena Terza. Tognino sulla terrazza dà il ventaglio alle donne; esse lo guardano e l'accomodano. Evaristo, Susanna, e detti

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Scena Terza. Tognino sulla terrazza il ventaglio alle donne; esse lo guardano e l'accomodano. Evaristo, Susanna, e detti

 

EVARISTO (Mi spiace infinitamente che quel ventaglio si sia rotto per causa mia; ma vo' tentare di rimediarvi). Signora Susanna. (piano alla stessa)

SUSANNA Signore.

EVARISTO Vorrei parlarvi. Entriamo in bottega.

SUSANNA Resti servita. S'accomodi. (s'alza)

EVARISTO Moracchio.

MORACCHIO Signore.

EVARISTO Andate innanzi. Aspettatemi all'entrata del bosco, ch'or ora vengo. (entra con Susanna)

MORACCHIO Se perde il tempo così prenderemo delle zucche, e non del selvatico. (via col cane)

GIANNINA Manco male che mio fratello è partito. Non vedo l'ora di poter dire due parole a Crespino; ma non vorrei che ci fosse quel diavolo di Coronato. Mi perseguita, e non lo posso soffrire.(da sé, filando)

CONTE Oh oh bella, bellissima. (leggendo) Signora Geltruda.

CRESPINO Cosa ha trovato di bello signor Conte?

CONTE Eh cosa c'entrate voi? Cosa sapete voi che siete un ignorantaccio?

CRESPINO (Ci scometto che ne so più di lei). (batte forte sulla forma)

GELTRUDA Che mi comanda il signor Conte?

CONTE Voi che siete una donna di spirito, se sentiste quello, ch'io leggo presentemente è un capo d'opera.

GELTRUDA È qualche istoria?

CONTE Eh! (con sprezzatura)

GELTRUDA Qualche trattato di filosofia?

CONTE Oh! (come sopra)

GELTRUDA Qualche bel pezzo di poesia?

CONTE No. (come sopra)

GELTRUDA E ch'è dunque?

CONTE Una cosa stupenda, meravigliosa, tratta dal francese: è una novella, detta volgarmente una favola.

CRESPINO (Maledetto! Una favola! stupenda! maravigliosa!)

GELTRUDA È di Esopo?

CONTE No.

GELTRUDA È di monsieur de la Fontaine?

CONTE Non so l'autore, ma non importa... La volete sentire?

GELTRUDA Mi farà piacere.

CONTE Aspettate. Oh ch'ho perduto il segno. La troverò... (cerca la carta)

CANDIDA Voi che leggete de' buoni libri amate di sentir delle favole? (a Gertruda)

GELTRUDA Perché no? Se sono scritte con sale, istruiscono, e divertono infinitamente.

CONTE Oh, l'ho trovata. Sentite...

CRESPINO (Maledetto! legge le favole!) (pesta forte)

CONTE Oh principiate a battere? (a Crespino)

CRESPINO Non vol che li metta li soprattacchi? (al Conte, e batte)

TIMOTEO (torna a pestar forte nel mortaio)

CONTE Ecco qui quest'altro canchero che viene a pestar di nuovo. La volete finire? (a Timoteo)

TIMOTEO Signore io faccio il mio mestiere. (pesta)

CONTE Sentite. “Eravi una donzella di tal bellezza...”. (a Gertruda) Ma quietatevi, o andate a pestare in un altro luogo. (a Timoteo)

TIMOTEO Signore, mi scusi. Io pago la mia pigione, e non ho miglior luogo di questo. (pesta)

CONTE Eh andate al diavolo con questo maledetto mortaio. Non si può leggere, non si può resistere. Signora Geltruda verrò da voi. Sentirete che pezzo, che robba, che novità. (batte sul libro, ed entra in casa di Gertruda)

GELTRUDA È un poco troppo ardito questo signor speziale. Andiamo a ricevere il signor Conte. (a Candida)

CANDIDA Andate pure, sapete che le favole non mi divertono.

GELTRUDA Non importa, venite, che la convenienza lo vuole.

CANDIDA Oh questo signor Conte! (con sprezzo)

GELTRUDA Nipote mia; rispettate, se volete essere rispettata. Andiamo via.

CANDIDA Sì sì verrò per compiacervi. (s'alza per andarvi)


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