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TIMOTEO (dalla sua bottega, col pisteto in mano)
LIMONCINO (dal caffè, con un legno)
SCAVEZZO (dall'osteria, con uno spiedo)
CONTE (dall casa di Gertruda, per dividere) Alto, alto, fermatevi, ve lo comando. Sono io, bestie, sono il conte di Roccamonte; ehi bestie, fermatevi, ve lo comando. (temendo però di buscare)
CRESPINO Hai ragione che porto rispetto al signor Conte. (a Coronato)
CORONATO Sì, ringrazia il signor Conte, altrimenti t'avrei fracassato l'ossa.
CONTE Animo, animo, basta così. Voglio saper la contesa. Andate via voi altri. Ci sono io, e non c'è bisogno di nessuno.
TIMOTEO C'è alcuno che sia ferito? (Limoncino e Scavezzo partono)
CONTE Voi vorreste che si avessero rotto il capo, scavezzate le gambe, slogato un braccio, non è egli vero? Per avere occasione di esercitare il vostro talento, la vostra abilità.
TIMOTEO Io non cerco il mal di nessuno, ma se avessero bisogno, se fossero feriti, storpiati, fracassati, li servirei volentieri. Sopra tutti servirei di cuore in uno di questi casi V. S. illustrissima.
CONTE Sei un temerario, ti farò mandar via.
TIMOTEO I galantuomini non si mandano via così facilmente.
CONTE Si mandano via i speciali ignoranti, temerari, impostori, come voi siete.
TIMOTEO Mi maraviglio, ch'ella parli così, signore; ella che senza le mie pillole sarebbe morto.
TIMOTEO E le pillole non me l'ha ancora pagate. (via)
CORONATO (Il Conte in questo caso mi potrebbe giovare).
CONTE Ebbene cosa è stato? cos'avete? qual è il motivo della vostra contesa?
CRESPINO Dirò, signore... Non ho riguardo di dirlo in faccia di tutto il mondo... Amo Giannina...
CORONATO E Giannina dev'esser mia.
CONTE Ah, ah ho capito. Guerra amorosa. Due campioni di Cupido. Due valorosi rivali. Due pretendenti della bella Venere, della bella dea delle Case nove. (ridendo)
CRESPINO Se ella crede di volermi porre in ridicolo... (vuol partire)
CONTE No. Venite qui. (lo ferma)
CORONATO La cosa è seriosa, glie l'assicuro.
CONTE Sì lo credo. Siete amanti, e siete rivali. Cospetto di bacco! guardate le combinazioni! Pare la favola ch'ho letto alla signora Geltruda. (mostrando il libro, e legge) “Eravi una donzella d'una bellezza sì rara...”
CRESPINO (Ho capito). Con sua licenza.
CRESPINO Se mi permette, vado a terminar di accomodare le sue scarpe.
CONTE Oh sì, andate che siano finite per domattina.
CORONATO E sopra tutto che non siano accomodate col cuoio vecchio.
CRESPINO Verrò da voi per avere del cuoio nuovo.
CORONATO Per grazia del Cielo, io non faccio né il ciabattino, né il calzolaro.
CRESPINO Non importa, mi darete della pelle di cavallo, della pelle di gatto.
CORONATO (Certo colui ha da morire per le mie mani).
CONTE Che ha detto di gatti? Ci fareste voi mangiare del gatto?
CORONATO Signore, io sono un galantuomo, e colui è un impertinente, che mi perseguita a torto.
CONTE Questo è un effetto della passione, della rivalità. Siete voi dunque amante di Giannina?
CORONATO Sì signore, ed anzi voleva raccomandarmi alla di lei protezione.
CONTE Alla mia protezione? (con aria) Bene si vedrà. Siete voi sicuro ch'ella vi corrisponda?
CORONATO Veramente dubito, ch'ella sia portata più per colui, che per me.
CORONATO Ma io ho la parola di suo fratello.
CONTE Non è da fidarsene molto.
CORONATO Moracchio me l'ha promessa sicuramente.
CONTE Questo va bene, ma non si può violentare una donna. (con forza)
CORONATO Suo fratello può disporre di lei.
CONTE Non è vero: il fratello non può disporre di lei. (con caldo)
CORONATO Ma la di lei protezione...
CONTE La mia protezione è bella e buona; la mia protezione è valevole; la mia protezione è potente. Ma un cavaliere, come son io, non arbitra, e non dispone del cuor di una donna.
CORONATO Finalmente è una contadina.
CONTE Che importa questo? La donna è sempre donna; distinguo i gradi, le condizioni, ma in massima rispetto il sesso.
CORONATO (Ho capito la sua protezione non val niente).
CONTE Come state di vino? Ne avete provveduto di buono?
CORONATO Ne ho del perfetto, dell'ottimo, dell'esquisito.
CONTE Verrò a sentirlo. Il mio quest'anno è riuscito male.
CORONATO (Son due anni che l'ha venduto).
CONTE Se il vostro è buono mi provvederò da voi.
CORONATO (Non mi curo di questo vantaggio).
CONTE Ditemi una cosa. S'io parlassi alla giovane, e con buona maniera la disponessi?
CORONATO Le sue parole potrebbero forse oprar qualche cosa in mio vantaggio.
CONTE Voi finalmente meritate d'essere preferito.
CORONATO Mi parrebbe che da me a Crespino...
CONTE Oh, non vi è paragone. Un uomo come voi, proprio, civile, galantuomo...
CORONATO Ella ha troppo bontà per me.
CONTE E poi rispetto alle donne, è vero, ma appunto per questo trattandole, com'io le tratto, vi assicuro che fanno per me quel che non farebbero per nessuno.
CORONATO Questo è quello che pensavo anch'io, ma ella mi voleva disperare.
CONTE Io faccio, come quegli avvocati che principiano dalle difficoltà. Amico, voi siete un uomo che ha una buona osteria, che può mantenere una moglie con proprietà, fidatevi di me, mi voglio interessare per voi.
CORONATO Mi raccomando alla sua protezione.
CONTE Ve l'accordo, e ve la prometto.
CORONATO Se volesse darsi l'incomodo di venir a sentir il mio vino...
CONTE Ben volentieri. In casa vostra non vi ho alcuna difficoltà.
CONTE Buon galantuomo! (gli mette la mano sulla spalla) Andiamo. (entra)
CORONATO Due o tre barili di vino non saranno mal impiegati.