Carlo Goldoni
La villeggiatura

ATTO SECONDO

SCENA SETTIMA

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SCENA SETTIMA

 

Donna Florida, Don Mauro, Don Paoluccio.

 

PAOL. Eccola montata in isdegno. La conversazione è finita. Qui non si può sperare di trattar lungamente un articolo di galanteria. A Parigi, in una questione simile, sarebbesi trovata materia di discorrere una veglia intera.

FLO. Donna Lavinia è dominata dalla passione. Le spiace che don Paoluccio, dopo due anni d'assenza, torni colle massime di uno spirito forte. Un po' più debole lo vorrebbe sul proposito di cui si tratta.

PAOL. Io non ho detto per questo di aver cambiato nell'animo il proposito di servirla; ma vorrei ch'ella mi accordasse il merito della gratitudine, senza l'obbligo della costanza.

MAU. Amico, la distinzione vostra, la vostra bizzarra idea, ha un poco troppo del metafisico. Le donne fra di noi non sono a tal segno speculative, e se lo sono, non crediate ch'esser lo vogliano in nostro solo vantaggio. Il disimpegno vostro dalla costanza è una proposizione che salta agli occhi. Voi le comparite in aria d'un uomo franco, e la franchezza vostra ha tutto l'aspetto della indifferenza, la quale rammentando gli impegni vostri, non può che dirsi incostanza.

PAOL. S'ella pensa così di me, non so che giudicare di lei. Posso credere che non le dispiaccia trovarmi disposto a lasciarla nella sua libertà, e posso eziandio giudicare che i vostri ragionamenti tendano a confermarla nelle sue massime, per occupare il mio posto. Se così fosse, userei la costanza dell'animo mio nel non curarmi di lei, ma altresì delle mie ragioni, per sostenere i miei diritti contro di voi.

MAU. Amico, voi non mi conoscete. La materia di cui si tratta, è delicata un po' troppo. Nel luogo in cui siamo, non mi è lecito giustificarmi, assicuratevi però, che in ogni altro sito mi troverete pronto a difender l'onor della dama ed il mio. (parte)

 

 

 


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