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PAOL. Bravo don Riminaldo. Chi è questa bella ragazza?
LIB. (Si pavoneggia)
RIM. È una giovine qui del paese; villereccia, ma benestante.
PAOL. Sì sì, anche a Versaglies si trovano di queste bellezze del basso rango, piacevolissime quanto mai dir si possa. Che nome ha questa bella ragazza?
PAOL. La signora Libera! oh bellissimo nome ch'è la signora Libera!
LIB. Io non sono signora; son chi sono, e non mi burlate, che vi saprò rispondere come va risposto.
PAOL. Garbata! Avete alcuna giurisdizione sopra di lei? (a don Riminaldo)
PAOL. Non parlo io della giurisdizion di marito, ma di quella di buon amico, di quella che vien dal cuore.
RIM. Veramente ho qualche stima per questa giovane.
LIB. Per sua bontà del signor don Riminaldo.
PAOL. Avete alcuna difficoltà, ch'io mi trattenga a ragionar seco?
RIM. Servitevi pure liberamente.
PAOL. Ci ho tutto il mio piacere a stare una mezz'ora in buona compagnia, fuori di soggezione.
LIB. Non crediate già di prendervi confidenza con me.
PAOL. Mi par di vedere una pastorella di Francia, polita, linda, graziosa.
RIM. Amico, se mi permettete, vi lascio in buona compagnia.
PAOL. Accomodatevi con libertà. A buon rivederci. (alla Libera)
LIB. Discorreremo poi sul proposito di Zerbino.
RIM. Sì, sì, accomodatevi con chi volete, che non me n'importa un fico. (parte)