Carlo Goldoni
L'incognita

ATTO PRIMO

SCENA VENTIDUESIMA

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SCENA VENTIDUESIMA

 

Il mastro di posta, Arlecchino e Rosaura.

 

MAST. (È questa la donna di cui parlate?) (ad Arlecchino)

ARL. (Sior sì, l’è questa).

ROS. (Costui è il servo della signora Beatrice). (da sé, osservando Arlecchino)

MAST. (Dite alla padrona che sarà servita. Ho letto il viglietto, ho trovato dentro il denaro. Il calesse è pronto. Ditele che fra un quarto d’ora la giovane sarà partita). (ad Arlecchino)

ARL. (Benissimo).

ROS. (Che dicono mai fra di loro? Mi trema il cuore). (da sé)

ARL. Siora incognita reverita, ghe son servitor. La fazza bon viazo, la me voia ben, e ghe baso milan. (parte)

MAST. Favorisca, signora, resti servita.

ROS. Dove?

MAST. Qui non istà bene.

ROS. Ma dove mi volete condurre?

MAST. In un luogo dove starà meglio.

ROS. Deh, per pietà...

MAST. Meno ciarle; io non ho tempo da perdere.

ROS. Andiamo; andiamo a morire. (parte col Mastro di posta)



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