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SCENA PRIMA
Beatrice ed Arlecchino.
BEAT. Vieni qui, che cosa diavolo dici?
ARL. Ghe digo cussì che Rosaura l’è montada in calesse e l’è andada via.
BEAT. Ma come? Se Lelio l’ha involata e l’ha seco condotta?
ARL. Ben, el l’ha menada all’ostaria; i è vegnù i sbirri, e i sbirri ha menà via l’ostaria.
BEAT. Vedi che non si può credere alle tue parole? Perché dici hanno condotto via l’osteria?
ARL. Voio dir la zente che era all’ostaria.
BEAT. E l’hanno i birri condotto via?
ARL. L’è andà via. L’ha fatto scampar i sbirri, el s’ha defeso, e el s’ha salvà.
ARL. Oh, quante volte che ve l’ho dito! L’è montada in calesse e l’è andada via.
BEAT. Chi l’ha fatta andar via?
ARL. Mi.
BEAT. Tu? Come?
ARL. Col viglietto che m’avì dà.
BEAT. L’hai forse dato al mastro di posta?
BEAT. Ed egli l’ha fatta partire per ordine mio?
BEAT. (Ora intendo. Rosaura è partita, per l’ordine che aveva dato). (da sé) E Florindo è prigione?
ARL. L’è in preson. Mi l’ho visto a chiappar.
BEAT. (Povero giovane! Farò ogni sforzo per liberarlo). (da sé) Con Rosaura è partito nessuno?
BEAT. (Appunto secondo la commissione che ho data). (da sé) Sento gente; guarda chi è.
ARL. La servo. (parte, poi ritorna)
BEAT. Ancorché sdegnata sia con Florindo, non ho cuore di soffrirlo in carcere. Or ch’è partita Rosaura, e che sarà fra poco da mia sorella in Napoli fatta passar nel ritiro, Florindo si scorderà di colei e mi chiederà scusa dell’indegna azione commessa.
BEAT. Come la posta? Vuoi forse dire il mastro della posta?
BEAT. (Verrà a rendermi conto della sua attenzione in servirmi). (da sé) Digli che passi... ma no, fermati. (Vien mio marito, non vo’ che mi veda parlar con costui). (da sé) Digli che parta e torni verso la sera.
ARL. Gnora sì. Vanne, ferma, digli, senti. Sia maledetto i matti. (parte)