Carlo Goldoni
L'incognita

ATTO SECONDO

SCENA QUINDICESIMA

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SCENA QUINDICESIMA

 

Florindo e detti.

 

FLOR. Come? Voi partirete senza vedermi?

ROS. Oimè! Qual vista? Caro Florindo...

RID. (Ora è men facile il condurla meco). (da sé)

FLOR. Signore, perché volete involarmi la mia Rosaura? Mia l’ho fatta con il mio amore, mia col sagrificio della mia vita, e non vi sarà sulla terra chi possa contrastarmi il possesso del di lei cuore.

RID. Sì, vi sarà.

FLOR. E chi fia quest’ardito?

RID. Io, che distaccandola dal vostro fianco...

FLOR. Ah, vecchio insensato... (mette mano sulla spada)

ROS. Fermatevi, egli è mio padre.

FLOR. Vostro padre?

RID. Sì, giacché l’incauta m’ha discoperto, sì, son suo padre. Avete voi ritrovato chi vi potrà contrastare il possesso del di lei cuore?

FLOR. Ah, perché piuttosto non ho io ritrovato un padre amoroso, che mi accordi il possesso della sua cara figliuola?

RID. Perché con altri ho disposto della sua mano.

FLOR. Oh Dio! Voi mi uccidete. E voi, Rosaura, soffrirete d’abbandonarmi?

ROS. Ah, quanto terminerei volentieri col mio morire il contrasto di due sì teneri affetti.

 

 

 


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