Carlo Goldoni
L'incognita

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA

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SCENA SETTIMA

 

Rosaura dalla capanna, ed il suddetto.

 

ROS. Oh Dio! Dove sono?

ARL. (Zitto, che gh’è dell’altra zente).

ROS. Sapessi almeno dove ricovrarmi.

ARL. Una donna!

ROS. Oimè. Ecco un altro assassino.

ARL. Come parlela, signora? Son un galantomo.

ROS. Mi par di conoscerlo. Dite... siete voi il servo del signor Ottavio?

ARL. Oh diavolo! Siora Rosaura, ben tornada, cossa fala! Ala fatto bon viazo?

ROS. Deh, assistetemi per carità.

ARL. Coss’è stà? Ala mal?

ROS. Conducetemi dal vostro padrone.

ARL. Ma no posso; ho un poco da far.

ROS. Vi prego per carità.

ARL. El barisello m’aspetta.

ROS. Tenete questo piccolo anello e fatemi un tal piacere.

ARL. (Sto anello el valerà più de quattro paoli). (da sé) Basta, per farghe servizio, andemo.

ROS. (Oh Dio! E la povera Colombina? Dove sarà stata condotta? Che l’abbiano in vece mia strascinata?) (da sé) Ditemi, avete voi veduta un’altra donna per questo bosco?

ARL. Mi non ho sentido altro che delle schioppetade; e andemo via, avanti che i replica el ponto.

ROS. Sì, andiamo. (Mi sta sul cuore la mia povera Colombina). (parte con Arlecchino)

 

 

 


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