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GIAC. Venite qui, amico, che vedremo se v'è il cassiere.
DOTT. (Copre col mantello i denari sul tavolino)
LEL. In ogni maniera bisogna ritrovare questi trenta zecchini. Caro Giacinto, siete nell'impegno.
GIAC. Li troveremo senz'altro. Mi dispiace che non vi sia il cassiere. Chi diavolo è colui? (a Lelio)
LEL. Quegli è un medico. Lo conosco.
GIAC. Fo riverenza a vossignoria. (al Dottore)
GIAC. Mi dica, signore, ha ella nessun rimedio per i calli? (scherzando)
DOTT. Perché no? Se diceste davvero, ho un segreto mirabile.
GIAC. Sentite che pezzo di uomo! Ha il segreto per i calli. (a Lelio, deridendolo)
LEL. Caro amico, non ci perdiamo in barzellette. Pensate a trovare trenta zecchini, che vi vogliono per l'abito che avete promesso alla virtuosa.
GIAC. Se avessi la chiave dello scrigno, li troverei subito. Aspettiamo che venga il cassiere.
LEL. Basta; pensate a mantenere la vostra parola.
GIAC. Son curioso di sapere che cosa fa quel Dottore appoggiato sopra del tavolino. (a Lelio)
DOTT. (Vorrei che venisse il signor Pancrazio). (da sé)
GIAC. Mi dica, signore, comanda nulla? (al Dottore)
DOTT. Sto aspettando il suo signor padre.
GIAC. Se vuole alcuna cosa dal negozio, posso servirla ancor io.
DOTT. L'interesse per cui son qui, ho da trattarlo col principale.
GIAC. Ed io chi sono? Non sono principale quanto lo è mio padre? Non sa vossignoria che in piazza Giacinto Aretusi ha la sua ragione cantante, e che faccio i primi negozi di questa città? Se ella è qui per affari di negozio, può parlare con me.
DOTT. Vi dirò, signore, ho questi duemila ducati da impiegare, e trattava di farlo col vostro signor padre.
GIAC. (Ehi, guarda: zecchini!) (a Lelio, piano)
LEL. (Verrebbero a tempo). (a Giacinto, piano)
GIAC. Che dice mio padre? (al Dottore)
DOTT. Non mi vorrebbe dar altro che il sei per cento ma io per meno del sette non glieli posso fidare.
GIAC. Se vuole il sette per cento, lo darò io.
DOTT. Ma voi, signore, siete figlio di famiglia.
GIAC. Figlio di famiglia? Un mercante che traffica del suo, indipendente dal padre, se gli dice figlio di famiglia? Che dite, signor Lelio? Sentite che sorta di bestialità.
LEL. Quel signore è compatibile. Un medico non ha obbligo di sapere le regole mercantili, e molto meno di conoscere tutti i mercanti.
DOTT. È verissimo; io non so più di così. Conosco il signor Pancrazio, e non conosco altri.
DOTT. So che siete suo figlio.
GIAC. Caro amico, informatelo voi. (a Lelio)
LEL. Vossignoria sappia che il signor Giacinto negozia del suo...
GIAC. Che ha nel Banco trentamila ducati. Ditegli tutto.
LEL. Il signor Giacinto non è figlio di famiglia...
GIAC. Perché tiene la sua firma a parte, e che sia il vero, prendete, fategli vedere queste lettere di cambio, queste accettazioni.
LEL. Ecco qui, guardate: Al signor Giacinto Aretusi di Venezia. Vedete? Accetto ad uso ecc., Giacinto Aretusi. Lettere da lui pagate.
GIAC. E poi, resti servita, signore. Questo è il mio banco, e quello è di mio padre. Osservi come sono intitolati questi libri: Cassa Giacinto Aretusi, Giornale, Libro Mastro, Salda conti, Registro, Copialettere. Non gli faccio vedere tutte queste cose per volere i suoi denari; non ne ho bisogno, e non so che farne. Faccio per giustificare quel che ho detto, e per farle vedere che sono un uomo, e che non sono un ragazzo.
DOTT. Signore, vi prego, non vi riscaldate. Ho piacere di essere illuminato, e conoscere in voi un mercante di credito, indipendente dal padre. Anzi, se mai...
GIAC. Non mi parlate di denaro, che non ne voglio.
LEL. (Non ve li lasciate scappare). (a Giacinto, piano)
GIAC. (Lasciatemi fare la mia professione, come va fatta). (piano a Lelio)
DOTT. Mi dispiace che il signor Pancrazio non viene, ed io ho una visita che mi preme.
GIAC. Quanto gli voleva dar mio padre di frutto?
DOTT. Il sei per cento.
GIAC. Eh, lo compatisco. Quando trova i merlotti, li prende. Non dico per dir male di mio padre, ma tutti questi mercanti vecchi fanno così; stanno sul piede antico. Tanto vogliono pagare sopra il denaro che prendono adesso che gli effetti mercantili si vendono di più, quanto pagavano già trenta o quarant'anni, che si vendevano meno.
DOTT. Oggi potrebbero dare qualche cosa di più.
GIAC. A me quando mi è premuto, per fare qualche buon negozio, ho pagato sino l'otto per cento.
LEL. E anche il dieci.
GIAC. No, no, amico. Non sono mai stato in questo caso. L'otto sì, ma il dieci mai.
DOTT. Dunque vossignoria non avrebbe difficoltà di pagare l'otto per cento?
GIAC. Se ne avessi bisogno, ma non ne ho bisogno.
LEL. Ma i denari ai mercanti profittano sempre il doppio.
GIAC. Se ho lo scrigno pieno, che non ne so che fare!
DOTT. Caro signore, potrebbe da un momento all'altro venirgli l'occasione di servirsene.
LEL. Quante volte arrivano dei casi che non si prevedono?
DOTT. La prego, signore, metta ella una buona parola per me. (a Lelio)
LEL. Via, finalmente è un medico, di cui potreste un giorno avere anche bisogno. (a Giacinto)
DOTT. In verità, la servirò con tutto il cuore.
GIAC. Di doppie e di filippi son pieno da per tutto. Se vi fosse una partita di zecchini, forse forse la prenderei, per ispedirli in Costantinopoli.
DOTT. Per l'appunto sono tanti zecchini. Tutti di Venezia. Due mila ducati in tanti zecchini.
LEL. Volete di più? Ecco il vostro caso. (a Giacinto)
GIAC. A quanto per cento? (al Dottore)
DOTT. Almeno, almeno, all'otto.
GIAC. All'otto poi...
LEL. Via vorrete far torto a questo galantuomo? Vorrete profittare per il bisogno ch'egli ha di impiegare il di lui denaro? Fate con lui quello che avete fatto cogli altri. Dategli l'otto per cento, e facciamo la cosa finita.
GIAC. Non so che dire. Siete tanto mio amico, che non posso dirvi di no. Li prenderò all'otto per cento.
DOTT. Sia ringraziato il cielo.
DOTT. Eccolo qui. Se vuole che lo contiamo.
GIAC. A contarlo si sta molto. Venga qui, pesiamolo a marco.
GIAC. Pesiamolo tutto ad un tratto, che tornerà il conto anche a lei.
DOTT. Se mi tornerà il conto, lo vedremo.
GIAC. Lasci fare a me. Due mila ducati hanno da essere cinquecento e sessantaquattro zecchini.
GIAC. È vero, cinquecento sessantatrè e quattordici. Sa fare i conti bene vossignoria.
DOTT. Li ho contati tante volte.
GIAC. Subito li peso. (va al banco a pesare li zecchini)
LEL. (Se fossi in voi, li prenderei senza pesare). (piano a Giacinto)
GIAC. (Queste sono cose che vi vogliono per colorir la faccenda). (piano a Lelio)
DOTT. (La sorte mi ha voluto aiutare. Ho guadagnato, dal sei all'otto per cento, quaranta ducati all'anno. In cento visite non guadagno tanto). (da sé)
GIAC. Prenda, signore, quattro zecchini di più.
DOTT. Di più? Che abbia fallato a contare?
GIAC. Il peso porta così. Questo è denaro suo. Son un galantuomo. Non voglio quel che non è mio.
DOTT. Oh onoratissimo signor Giacinto. Voi siete il primo galantuomo del mondo.
GIAC. Ora gli faccio il suo riscontro. E quanto più presto verrà a prendere i suoi denari, mi farà più piacere.
DOTT. Sì, signore, da qui a qualche anno.
LEL. Oh via, ora non è tempo di discorrere di queste cose. Fategli la sua cauzione. (a Giacinto)
GIAC. Presto gliela faccio. (va scrivere al banco)
LEL. Non potevate capitare in mani migliori. (al Dottore)
DOTT. È verissimo. La sorte mi ha favorito.
LEL. Vi consiglierei partire, prima che venisse il signor Pancrazio. (al Dottore)
DOTT. Perché? Anzi vorrei dirgli, che non mi occorre altro da lui.
LEL. Se quel vecchio avaro sa che suo figliuolo ha preso denari all'otto per cento, è capace di sconsigliarlo. (al Dottore)
DOTT. Il signor Giacinto negozia del suo.
LEL. È vero, ma alle volte si lascia consigliar da suo padre.
DOTT. Presto dunque. Avete finito, signore? (a Giacinto)
GIAC. Ho finito. Legga, se va bene.
DOTT. (Legge borbottando) Va benissimo.
GIAC. Venga ogni sei mesi, che avrà i suoi frutti puntuali.
DOTT. Non occorr'altro. Signore, la riverisco e la ringrazio.
GIAC. Ringrazi il signor Lelio.
DOTT. Vi sono tanto obbligato. (a Lelio)
LEL. Quando posso far del bene agli amici, lo faccio volentieri.
DOTT. Che siate tutti due benedetti. (Fortuna, ti ringrazio: ho impiegati bene li miei denari. Son contentissimo). (da sé; parte)