Carlo Goldoni
I mercatanti

ATTO SECONDO

SCENA DODICESIMA

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SCENA DODICESIMA

 

Camera in casa di Pancrazio.

 

Madamigella Giannina e Beatrice

 

GIANN. Così è, amica, voglio provarmi.

BEAT. Farete un'opera portentosa.

GIANN. Credo che nel signor Giacinto vi sia un fondo buono, e che tutto il male provenga dai pregiudizi che si sono nel di lui spirito insinuati. Questi si possono facilmente distruggere, quando l'uomo riducasi ad ascoltare un linguaggio nuovo, che abbia forza di scuotere la ragione e di convincere la volontà.

BEAT. Mio fratello avrebbe a voi una obbligazione ben grande, se arrivaste a correggerlo, ad illuminarlo, e l'avrebbe a voi tutta questa nostra povera casa, afflitta e disordinata per sua cagione.

GIANN. Non è egli in casa?

BEAT. Sì, è in casa da un'ora in qua, passeggia solo, è turbato, e qualche volta sospira.

GIANN. (Chi sa che io non abbia fatta qualche impressione nel di lui animo!) (da sé) Amica, con qualche pretesto mandatelo qui da me. Ora che non è in casa mio zio, posso prendermi qualche poco di libertà.

BEAT. Procurerò di mandarlo. Ma ditemi, madamigella, vostro zio vuol egli ammogliarsi?

GIANN. Credo che lo farà, quand'io sarò allogata.

BEAT. Una volta pareva ch'egli avesse della bontà per me.

GIANN. Sì, è vero, ha della stima di voi.

BEAT. Basta... non dico altro.

GIANN. V'intendo; e credetemi, che anche per questa parte vi sarò amica.

BEAT. Ora vi mando subito mio fratello. (con allegria)

GIANN. Fatelo con buona grazia.

BEAT. (Oh, monsieur Rainmere sarebbe per me una bella fortuna). (da sé; parte)

 

 

 


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