Carlo Goldoni
I mercatanti

ATTO SECONDO

SCENA DICIANNOVESIMA

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SCENA DICIANNOVESIMA

 

Pancrazio gli corre dietro sino dentro la scena, e detto.

 

FACC. Si fermi, ascolti. Questo giovine vuol essere il suo precipizio.

PANC. Scellerato! ti giungerò. Si è chiuso in camera. Che è stato, Faccenda?

FACC. Non so niente. Strepiti grandi. Monsieur vuole andarsene di questa casa.

PANC. Per qual cagione?

FACC. Per causa del di lei figliuolo.

PANC. Oh povero me! Monsieur Rainmere dov'è?

FACC. Gli parli, ma presto.

PANC. Dove sarà?

FACC. In camera. Andiamo, non perda tempo.

PANC. Sì, andiamo... Ma prima voglio parlare a mio figlio. Voglio sentire che cosa è stato, avanti di presentarmi a monsieur Rainmere, per sapere come ho da contenermi.

FACC. Ma se il signor Giacinto si è chiuso in camera?

PANC. Va tu, procura di farlo aprire, digli che gli parlerò con amore.

FACC. Farò quello che potrò. In verità, signor padrone, ho il cuore afflitto per causa sua. (parte)

PANC. Ah figlio indegno! figlio disgraziato! poveri padri! poveri padri! Chi si augura de' figliuoli, si specchi in me. Chi li ha buoni, ringrazi il cielo, e chi ne ha de' cattivi, può dir d'aver un travaglio che supera tutti i travagli del mondo. (parte)



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