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GIAC. Monsieur, vi chiedo perdono...
RAIN. Basta così. Arrossisco per parte vostra.
GIAC. Ma se vi ho offeso, lasciate che vi mostri il mio pentimento.
RAIN. Lo voglio credere senza più.
RAIN. Non altro. Tenete. (lo bacia)
GIAC. (Veramente uomo di buon cuore! Un uomo da bene!) (da sé)
GIANN. Signor Giacinto, mi rallegro con voi.
GIAC. Eppure, con tutto questo, non sono ancor contento.
GIANN. Che vi manca per contentarvi?
BEAT. Non lo capite? Gli manca una sposa.
GIAC. Per me avrei ritrovata; ma ella non vuole il mio cuore.
GIAC. Più che ci penso, più la desidero.
RAIN. Questo giovine è stato cattivo. Ora si dice che sia diventato buono. Avete voi coraggio di fidarvi di lui?
GIANN. Sì, mi fiderò, ma con una indispensabile condizione.
GIAC. Qual è, signora, questa condizione?
GIANN. Che venghiate a Livorno, e poscia in Olanda con noi, acciocché abbandonando le pratiche, le amicizie e le occasioni che vi circondano, possiate ancora cambiar il cuore.
GIAC. Per me vengo ancora nell'Indie. Con una compagnia di questa sorta? Con uno zio di sì buon cuore? Mi dispiacerà lasciar mio padre, ma quando si tratta della mia fortuna, anche mio padre sarà contento, e sono disposto a partire in questo momento, se occorre.
RAIN. Il pensier vostro non mi dispiace. Venga con noi; se non riuscirà bene, lo rimanderò in Italia.
RAIN. Vi caccerò in Italia con lui.
GIAC. Non vi sarà questo pericolo. Son qui, vengo via con voi, col signor zio, colla mia cara sposa. (parte)