Carlo Goldoni
I mercatanti

ATTO TERZO

SCENA ULTIMA

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SCENA ULTIMA

 

Pancrazio, Giacinto e detti.

 

PANC. Sì, figlio, fa tutto quello che vuoi.

RAIN. Signor Pancrazio...

PANC. Mio figlio m'ha detto tutto.

BEAT. Ma non vi avrà detto, signor padre, che io pure anderò in Olanda con lui.

PANC. Tu? come?

BEAT. Colle nozze di monsieur Rainmere.

PANC. Dici davvero?

RAIN. Se vi contentate.

PANC. Perché non devo contentarmi? Una fortuna di questa sorta vorreste che io non l'approvassi?

RAIN. A vostra figlia quanto darete di dote?

PANC. La dote che ha avuto sua madre, è stata sedicimila ducati. Questi li darò ancor a lei, ma con un poco di tempo.

RAIN. Il denaro di mia nipote lo tengo io. S'ella è contenta dei sedicimila ducati, faremo un giro e due contratti.

PANC. Ed io a lei li assicurerò sopra i miei effetti.

GIANN. Le disposizioni di due uomini quali voi siete, non ponno essere da me che approvate.

GIAC. Monsieur Rainmere e mio padre sono due persone che ci amano veramente. Io sono l'ingrato, chiedo all'uno e all'altro perdono...

PANC. Tutto è accomodato. Figlio, lascio che tu parta. Mi strappi il cuore, ma il ciel volesse che prima d'ora t'avessi allontanato. Quando i figliuoli non riescono bene nella loro patria, convien farli mutar cielo. Le pratiche li rovinano, le occasioni li precipitano, e la facilità del padre che vi rimedia, loro il modo di far del male. Padri, specchiatevi in me: invigilate sopra la condotta de' vostri figliuoli, poiché il troppo amore li rovina; e chi sa tenere i suoi figliuoli in dovere, in soggezione, in buona regola, è felice, è fortunato, e gode in sua vecchiezza il maggior bene, il maggior contento, che dar si possa nel mondo.

 

Fine della Commedia

 


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