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Il conte Ottavio di dentro nelle camere, e detti.
OTT. Brighella. (lo chiama, e non sente)
COR. A una donna della mia sorta, pettegola, insolente?
OTT. Brighella. (chiama di dentro)
BRIGH. (Sia maledetto quando ho parlà). (da sé)
COR. Pettegola? impertinente? a me? Asino! asinaccio! (Il conte Ottavio in veste da camera apre l’uscio di fondo ed esce)
BRIGH. L’è qua el padron. (a Corallina)
COR. Dirmi impertinente? Dirmi pettegola? Strapazzarmi? Che novità? Che temerità? A letto! A letto briccone! insolente! temerario! A letto. (parte)
OTT. Chiamo, chiamo, e non rispondi.
BRIGH. La compatissa, lustrissimo, no l’ho sentido.
OTT. Ti romperò le braccia, sai: asino! Quando chiamo, voglio essere sentito. Se non risponderai quando chiamo, ti taglierò le orecchie.
BRIGH. Lustrissimo, ghe domando perdon. Quella maledettissima de mia muier l’è vegnuda a tormentarme anca qua.
OTT. Che cosa voleva? Che cosa faceva?
BRIGH. Al so solito: gridar e strapazzarme.
OTT. Pezzo d’asino. Dagli, bastonala.
OTT. Un uomo ordinario, un servitore lo fa. Così lo potessimo fare anche noi.
BRIGH. Se alzo le man, la me coppa.
OTT. Tieni questo biglietto, e domattina per tempo portalo alla marchesa Beatrice; aspetta ch’ella si levi, e daglielo in proprie mani.
OTT. Avverti ch’ella si leva presto.
BRIGH. Anderò a bonora. Za debotto l’è l’alba.
OTT. Va a riposare un poco, e fra due ore al più trovati dalla Marchesa.
BRIGH. No la vol che la serva?
OTT. No, non voglio altro. Va a letto.
BRIGH. Eh non importa, dormirò qua su una carega.
OTT. Ma perché non a letto? Per dire ch’io ti faccio fare una vita da bestia?
BRIGH. Ghe dirò, lustrissimo... Ho gridà con me muier...
OTT. Sì, fai bene a mortificarla. Il maggior dispetto che si possa fare alla moglie, è quello di non andar con essa a dormire. (va in camera, e chiude)
BRIGH. Mi son l’omo più intrigà de sto mondo. Se vado a letto, l’è mal, se no vado, pol esser pezzo; no so quala far.