Carlo Goldoni
La moglie saggia

ATTO SECONDO

SCENA QUARTA

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SCENA QUARTA

 

La marchesa Beatrice e detti.

 

BEAT. Va a preparare la cioccolata. (ad Arlecchino)

ARL. (Anca questa l’ha mandada el to patron). (piano a Brighella, e parte)

BEAT. Sei tu, che mi devi dare una lettera?

BRIGH. Illustrissima sì: eccola.

BEAT. Chi la manda?

BRIGH. El me padron.

BEAT. E ha dormito bene?

BRIGH. Ho paura de no.

BEAT. Perché?

BRIGH. L’ha smanià tutta notte.

BEAT. Come lo sai? Tu dormi lontano dalla sua camera.

BRIGH. Sta notte l’ha dormido da basso, e mi me son buttà su un canapè cussì vestido in t’una camera vesina, che sentiva tutto.

BEAT. Ha dormito in altro letto? Perché questa novità?

BRIGH. Perché l’ha volsudo dormir solo.

BEAT. Non ha dormito con sua moglie? Contami, contami, dimmi perché.

BRIGH. Mi no so gnente; ma credo che i abbia un poco gridà.

BEAT. (Rosaura è insoffribile, lo tormenta sempre. Non lo lascia mai stare). (da sé)

BRIGH. Ghera el padre della padrona, i se son taccadi de parole... Basta, el padron l’ha dormido solo.

BEAT. (Ho piacere; fa bene a mortificarla). (da sé) Sai perché abbiano gridato?

BRIGH. Oh, mi no so gnente... e po anca se lo savesse...

BEAT. A me lo potresti dire.

BRIGH. Ah! un servitor no par bon...

BEAT. Già, se non me lo dici tu, me lo dice il Conte. Egli mi narra ogni cosa.

BRIGH. Lu l’è padron de dirlo, ma mi...

BEAT. Se me lo dici, ti fai merito, ed io posso farti del bene.

BRIGH. Ghe dirò, lustrissima, per quel poco che ho possudo capir, me par che tanto el padre, che la fiola, i se lamentasse...

BEAT. Di che?

BRIGH. Della condotta del padron, delle amicizie, delle conversazion... Che soia mi?

BEAT. Forse perché egli pratica in casa mia?

BRIGH. Me par... me par...

BEAT. Hai sentito nominarmi?

BRIGH. Me par de sì.

BEAT. Sì sì, lo so; quella temeraria parla male di me. Giuro al cielo, me la pagherà. Vanne, vanne...

BRIGH. Per amor del cielo, lustrissima...

BEAT. Va via, ti dico.

BRIGH. (Tolè, ho squaquarà no volendo; subito che se mette la livrea, se pia sto vizio de squaquarar). (da sé, parte)

BEAT. Colei non si più della sua nascita. Pretende che il Conte stia ad adorarla. Non è poco ch’egli l’abbia sposata. Sentiamo che cosa scrive il caro signor Conte. Si è partito da me con una bella grazia! M’immagino che mi chiederà scusa. (apre e legge)

 

Signora Marchesa gentilissima,

 

Il gentilissima è scritto con un altro inchiostro, ve l’ha aggiunto dopo. Sono partito dalla vostra... casa. Questa parola cassata che cosa diavolo diceva? Ma... la... det... ta. Sì, sì, aveva scritto dalla vostra maladetta casa. Era ancor sulle furie; poi gli sarà passata. Ieri sera son partito dalla vostra casa arrabbiato come un cane. Suo danno grida sempre. Quando penso all’alta stima che ho di voi, parmi impossibile che voi siate meco così crudele. Dice crudele di sopra, ma sotto che cosa diceva? Be... sti... a... le. Oh maladetto! Diceva bestiale. Io bestiale? Sei tu un ammalaccio. Andiamo avanti. Sfogo la mia passione in questo foglio, e l’ho quasi sfogata alle spalle di mia moglie. Sì? L’ho caro. Un giorno o l’altro gliele certo. Ah, se mi potessi sfogar con voi. Con me? Che ti venga la rabbia! Come? Se foste un uomo, vi vorrei sfidare alla spada. Pazzo! E perché son donna, a che cosa mi sfiderai? Mi avete dette le grandi ingiurie. O di grazia, l’avrò stroppiato! Dite avere della propensione per me, ma siete una... una... una... Diavolo, è cassato in modo che non capisco. Questo pare un b, e questo un u, e questo assolutamente è un g. Indegno! Finisce con un a, la penultima è un d. Vorrà dire bugiarda. A me bugiarda? Ma l’ha cassato, e dice: Siete una spietata. Si è pentito, voperdonargli la collera, e mostrare di non aver intese le cassature. Verrò domani a vedervi, a pregarvi. Anche qui un’altra cassatura; tiriamo innanzi: ed ora mi consolo nello scrivervi, nel mandarvi... Bestia! nel mandarmi? ... i miei sentimenti. Ah, nel mandarvi i miei sentimenti: dopo il mandarvi evvi un punto, che non vi doveva essere; e frattanto sono, poi vi ha aggiunto, con tutto il rispetto, vostro servitore obbligato. Il conte Ottavio. Serva sua divotissima. Oh che bella lettera, da mettere in una commedia! Oh che bel pazzo! Oh che belle scene!

 

 

 


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