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COR. Signori, è qui la signora marchesa Beatrice col signor Lelio e il signor Florindo.
PANT. Bravo! Che i vaga al diavolo.
OTT. Ma no, di’ loro che passino.
PANT. (Tolè, semo da capo). (da sé)
OTT. Rosaura, non dubitate. Il tempo è opportuno per una forte risoluzione.
ROS. Mi fido della vostra virtù.
ROS. Porta la limonata nella mia camera; e avverti non me la tocchino.
COR. Oh non dubiti! Nessuno ha mai toccato la roba sua. (ritira il tavolino indietro)
OTT. (Perché non farla gettare?) (a Rosaura)
ROS. (Lo farò senza dar sospetto). (ad Ottavio)
COR. (L’ampolla la lascio lì per ora; la prenderò poi. Ho d’andar a rispondere a quei signori coll’ampolla in mano?) (da sé, e parte)
OTT. Rosaura, ritiratevi con vostro padre.
PANT. (No lo lassar solo con culìa). (piano a Rosaura)
PANT. (La lo farà zo). (come sopra)
ROS. Seguitatemi, se mi amate. (a Pantalone)
PANT. (O povera gnocca! Ti vederà). (parte con Rosaura)
OTT. Gli uomini, quando sono arrivati all’estremo dell’iniquità, o devone perire, o devono tornar indietro. Io era già sul punto di precipitare. Il cielo mi ha illuminato. Rosaura mi ha soccorso, la sua virtù mi ha assistito.