Carlo Goldoni
La moglie saggia

ATTO TERZO

SCENA DECIMA

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SCENA DECIMA

 

La marchesa Beatrice, Lelio, Florindo e detto.

 

LEL. Amico! Eccomi qui da voi. (al Conte)

FLOR. Ed eccomi con una bella compagnia.

BEAT. (Appena mi guarda. Pretenderà ch’io sia la prima a parlare). (da sé)

OTT. Amici, vi supplico, favorite passare dalla Contessa. Io devo dire qualche cosa alla Marchesa sola.

LEL. Volentieri, servitevi pure. (parte)

FLOR. Sì, senza cerimonie. (parte)

BEAT. Aspettatemi. (vuol seguirli)

OTT. Vi supplico, ascoltatemi, signora Marchesa. Io vi ho servito pel corso di due anni: voi per altrettanto tempo mi avete favorito. I nostri trattamenti sono stati onesti, degni di voi e degni di me. Circa alle intenzioni, esaminate le vostre, io lo farò delle mie.

BEAT. Che ragionamento mi fate voi?

OTT. Signora, il luogo, il tempo mi obbliga a parlarvi succintamente. Io vado a Roma, e non mi vedrete mai più.

BEAT. Perché una tale risoluzione?

OTT. Per distaccarmi da voi.

BEAT. Per distaccarvi da me? Chi sono io?

OTT. Una donna che mi aveva rapito il mio cuore.

BEAT. Un diavolo che vi porti.

OTT. Non vi alterate.

BEAT. Indegno! cavaliere malnato!

OTT. Non alzate la voce.

BEAT. Sì, siete un villano.

OTT. Ma giuro al cielo...

BEAT. Che giuro al cielo? Che direte? Che farete?

OTT. Dirò... farò... Eh... La riverisco. (parte)

 

 

 


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