Carlo Goldoni
I puntigli domestici

ATTO PRIMO

SCENA QUINDICESIMA

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SCENA QUINDICESIMA

 

Rosaura e detti.

 

ROS. Non è vero...

BEAT. Vattene.

ROS. Non è vero...

BEAT. Taci.

FLOR. Parlate.

BEAT. Temeraria! obbedisci.

ROS. Vi amo, vi adoro: siete l'anima mia. (fugge)

BEAT. Indegna!

FLOR. Ah signora, voi mi ingannate!

BEAT. Colei me ne renderà conto; e voi sappiate, signor marchese, che Rosaura non può essere vostra sposa.

FLOR. Per qual ragione?

BEAT. Io l'ho impegnata con altri, prima che il conte Ottavio a voi la promettesse.

FLOR. Perché non l'avete detto per tempo?

BEAT. Promise il conte Ottavio, che mi avrebbe disimpegnata. Egli non lo ha fatto, ed io deggio mantenere la parola data al marchese Riccardo.

FLOR. Il conte Ottavio me ne renderà conto.

BEAT. Sì, egli è cagione di tutto. Lamentatevi unicamente di lui, e staccatevi dalla memoria la mia figliuola. (parte)

FLOR. A me un tale insulto? A me un'azionenera? Sarò la favola di tutto Napoli? Sarò burlato? Sarò deriso? Cara Rosaura, ti dovrò perdere così vilmente? Ah, che l'amore e lo sdegno combattono nel mio cuore ugualmente! Sono amante, e cerco ristoro; sono offeso, e voglio vendetta. Rosaura è mia; non sarà vero che io l'abbandoni. Se il conte mi manca, non lascerò invendicata l'offesa.



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