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Ottavio, Florindo, poi Brighella
OTT. Come vi ha parlato la contessa?
FLOR. Voleva ella darmi ad intendere, che la contessina non fosse di me contenta.
BRIGH. Lustrissimo, è stà portà sta polizza con premura.
BRIGH. Corallina, la cameriera.
OTT. Quella disgraziata ha l'ardire di entrare nelle mie camere? La caccerò giù dalla scala.
BRIGH. Poverazza, no la ghe n'ha miga colpa.
BRIGH. Ho scoverto tutto. Corallina no ghe n'ha colpa.
OTT. Trattienla fin che io leggo il viglietto.
BRIGH. (Magari fusselo un viglietto longo!) (da sé; parte, poi torna)
OTT. Sarà un viglietto di mia cognata. Sentiremo che cosa sa dirmi. (apre)
FLOR. Voi non vi lascerete sedurre.
OTT. Marchesino? il viglietto non è di mia cognata, ma di mia nipote.
FLOR. Sentiamo... se mi è permesso.
OTT. Sì, leggiamolo. (legge)
Amatissimo signore zio. La mia signora madre è meco in collera, né so perché: ella non acconsente più alle mie nozze, e minaccia di mettermi in un ritiro. Ricorro a voi, amabilissimo signore zio, siccome a quello che ha sempre avuto dell'amore per me, e che avendo stabilito li miei sponsali col marchesino Florindo, ha tutto il diritto di pretenderne l'esecuzione. Dal canto mio sono disposta a far tutto ciò che voi mi consiglierete di fare. Mi getto nelle vostre braccia, e vi supplico di soccorrermi, prima che la disperazione giunga ad impossessarsi dell'afflitto cuor mio.
FLOR. Povera giovine! non l'abbandonate.
OTT. No, non l'abbandonerò. Chi è di là?
BRIGH. (L'ha finio de lezer molto presto). (da sé) La comandi.
OTT. Corallina è ancora nelle mie camere?
BRIGH. Lustrissimo sì. No m'ala dito che la trattegna?
BRIGH. La me creda, lustrissimo, che l'è innocente.
OTT. Falla venir qui. Io non voglio gridare.
BRIGH. (Poverazza! no vorria che el me la spaventasse). (da sé, parte)