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Florindo, Ottavio, poi Corallina
FLOR. Che cosa rispondete alla signora Rosaura?
OTT. Or ora, lasciatemi parlare colla cameriera.
COR. (Se la padrona mi vedesse, povera me!) (da sé, spaventata)
OTT. Vieni avanti.
OTT. Di chi?
OTT. Non temere di nulla. Il padrone sono io.
COR. L'ho sempre detto. La padrona è collerica, un giorno o l'altro mi manda via. Ma il padrone, che è tanto buono, non mi abbandonerà.
OTT. Dimmi, la contessina ti ha detto di dirmi nulla in vece?
COR. Poverina! se la vedeste! Fa compassione. Ha scritto quel viglietto, bagnando la carta colle lacrime. Mi ha detto che compatite se ha scritto male. Ha chiesto alla padrona di poter desinare nella sua camera, e invece di mangiare, poverina, scriveva con un occhio sul tavolino e l'altro alla porta, per timore di non esser sorpresa.
OTT. Ci rimedierò io. Permettete che vada a rispondere al viglietto di mia nipote.
FLOR. Sì, fatelo, ma con qualche risoluzione.
OTT. Lasciate il pensiero a me.
OTT. Saprete tutto opportunamente. Attendimi colla risposta. (a Corallina, e parte)