Carlo Goldoni
I puntigli domestici

ATTO TERZO

SCENA QUINTA

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SCENA QUINTA

 

ROSAURA e detti.

 

OTT. Venite, nipote mia; non abbiate riguardo alcuno. Non vi prendete soggezione del signor Pantalone.

PANT. Gnente, zentildonna, la sa che son servitor antigo de casa.

ROS. Compatitemi, signore zio, se vengo ad importunarvi; sono angustiata, non so che cosa abbia da esser di me. Mia madre, irata non so perché, sfoga sopra di me la sua collera. Mio fratello dichiarasi mio nemico e si fa lecito d'insultarmi. Tutti due mi protestano lo scioglimento di ogni trattato col marchesino Florindo, e minacciano di seppellirmi fra quattro mura. Voi colla vostra lettera mi consolate. Voi mi date animo a sperare, a confidare, a risolvere. Eccomi qui, eccomi nelle vostre braccia. Amorosissimo signore zio, abbiate pietà di me; difendetemi da un periglio che può decidere della mia vita; porgetemi quel soccorso che merita l'innocente amor mio, il mio povero cuore, la mia infelice miserabile gioventù. (piange)

PANT. Propriamente sento che la me move.

OTT. Io, contessina, son la cagione de' vostri guai, ma io saprò ancora rimediarvi. Per odio che ha meco la vostra genitrice, vuole sciogliere questi sponsali, che io per vostro bene ho trattati; ma non temete, che io medesimo...

 

 

 


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