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ROS. Permettetemi, signor padre, che io vi baci la mano.
GER. Per che causa mi volete baciar la mano?
ROS. Perché devo portarmi nella mia camera.
GER. Signora no, per ora avete da restar qui.
ROS. Come volete; io sono figlia obbediente.
ELEON. Siete forse in collera per quel giovane? (È stata causa Rosaura. Io non voleva...) Sentite, è bacchettona, ma ne sa quanto il diavolo. (parte)
GER. Ditemi un poco, la mia signora modesta e scrupolosa, è quella la bella educazione che avete avuta dalla vostra signora zia? Il primo giorno che ritornate in casa ricever visite e conversazione?
ROS. Conversazione savia e modesta.
GER. Savia e modesta? Non ti credo un fico. La modestia insegna alle donne sfuggire le occasioni di ritrovarsi da solo a solo con gli uomini; ma quando anzi si cerca, e quando piace, non si chiama modestia, ma ipocrisia.
ROS. Uh povera me! Voi fate de' cattivi giudizi.
GER. Orsù, concludiamo. In casa mia non voglio visite e specialmente quel signor Ottavio. Badate bene che non ci venga mai più.
ROS. Un uomo tanto dabbene! E chi verrà ad istruirmi nelle belle massime di una perfetta morale?
GER. La morale che avete a imparare, ve la insegnerò io. Essa è facile, facilissima. Obbedienza al padre; amore e carità colla sorella; attenzione alla casa; poca confidenza colle finestre, e non ricevere alcuno senza la mia permissione.
ROS. Signor padre, non mi aspettava da voi un simile complimento. Viva la bontà del cielo, si sa chi sono; e malgrado de' vostri falsi sospetti, si sa che io non ho mai dato un cattivo esempio. Signor padre, la bontà del cielo sia sempre con voi. (gli bacia la mano, e parte)