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PANC. Bravo, signor figliuolo, dove siete stato sino ad ora?
LEL. Sono stato al negozio del signor Fabrizio Ardenti ad aggiustar quel conto delle lane di Spagna.
OTT. (Non gli credete: non sarà vero). (piano a Pancrazio)
PANC. Scuse magre! Sarete stato co' vostri compagni, e il ciel sa dove?
LEL. Tenete, questi sono trecento scudi, che egli mi ha dati per resto e saldo de' nostri conti. (dà una borsa a Pancrazio)
PANC. (Prende la borsa, e guarda Ottavio)
OTT. (Era meglio che fossi andato con lui). (da sé)
PANC. Avete voi guardato bene tutte le partite del dare e dell'avere?
LEL. Esattissimamente. Le ho riscontrate tre volte. Sono stato attentissimo.
OTT. Vede, signor Pancrazio? Tutto frutto delle mie lezioni. Un buon maestro fa un buono scolare.
PANC. Ma se avete sempre detto che non impara niente!
OTT. Dai, dai; pesta, pesta: qualche cosa ha da imparare.
LEL. Ho imparato più da me che dalla sua assistenza.
OTT. Oh ingratissimo uomo! Il cielo vi castigherà.
LEL. Bravo, bravissimo. Ci conosciamo.
PANC. O via, prendete questi denari, andate a metterli in quella camera e serrate la porta.
LEL. Vi servo subito. (s'incammina in quella camera, ove è celato Florindo)
OTT. (Ora trova Florindo, e s'attaccano. Ma forse Florindo si nasconderà). (da sé)