Carlo Goldoni
Il padre di famiglia

ATTO SECONDO

SCENA NONA

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SCENA NONA

 

Ottavio, Pancrazio, poi Lelio

 

PANC. Vedete? Sempre pensate al male. Sempre mettete degli scandali. V'ho pur sentito dir tante volte che non bisogna far giudizi temerari: che in dubbio siamo obbligati a prender la miglior parte: che del prossimo bisogna parlar bene: che non bisogna mettere i figliuoli in disgrazia del padre. Ma voi, caro signor maestro, che insegnate tutte queste massime, fate peggio degli altri.

OTT. Se prendete le mie parole in sinistra parte, non parlo più.

LEL. (Esce dalla camera, e la chiude con le chiavi)

OTT. (Osserva) (Lelio chiude la camera. Florindo sarà nascosto). (da sé)

LEL. Eccomi, signor padre. I denari li ho posti sul tavolino, e questa è la chiave della camera. (gli la chiave)

PANC. Lelio, vieni con me. Avanti che andiamo a tavola, voglio che diamo un'occhiatina a quel conterello de' cuoi.

LEL. Farò tutto quello che comandate.

OTT. Signor Pancrazio, sono due ore che è suonato mezzogiorno.

PANC. Un poco di pazienza. Quando mangerò io, mangerete anco voi.

OTT. Signore... per verità, ci patisco.

PANC. Se non vi piace, andate a trovar di meglio. (parte)

LEL. Non siete buono ad altro che a mangiare. (parte)

 

 

 


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