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FLOR. Presto, presto, che metta via questi altri.
OTT. Sì pieno, ma sapete di che? Di cenere, con dentro delle palle di ferro e del piombo. Ponetelo sul tavolino dov'era. In questa maniera può darsi che il signor Pancrazio così presto non se ne accorga, e dia la colpa a qualcun altro.
FLOR. Sì, sì, dite bene. Date qui. Ora vado a metterlo nel luogo stesso. (entra nella camera)
OTT. Prevedo che questa faccenda vuol durar poco. Ma appunto per questo bisogna che io provveda ai futuri bisogni. Già in ogni caso mi salvo con dire, non ne so nulla.
FLOR. (Serra la porta) Eccomi, pare che non sia stato mai toccato.
OTT. Ah! che ne dite? Son uomo di mente io?
FLOR. Siete bravissimo.
OTT. Orsù, andiamo a vedere se ci danno da desinare.
FLOR. Sì, e dopo voglio che andiamo a goderci un poco di questi quattrini.
OTT. Fin che dura; ma se si scopre?
FLOR. Mia madre l'aggiusterà. (partono)