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OTT. (Eccolo, eccolo). (a Florindo)
FLOR. (Me ne anderei volentieri). (ad Ottavio)
OTT. (Niente paura). (a Florindo)
LEL. Ecco il sacchetto. (lo dà a Pancrazio)
LEL. Se ho da dire il vero, pare anche a me.
PANC. (Apre il sacchetto) Che negozio è questo! Cenere e piombo? Sono questi i trecento scudi che m'avete portato!
LEL. Ma io ho portato trecento scudi fra oro e argento! E questo è il sacchetto in cui erano. Non so che dire, rimango stordito.
PANC. Io resto più stordito di voi. Come va quest'affare? Presto, temerario, confessa, che cosa hai fatto de' denari? E quale inganno tramavi di farmi?
LEL. Signore, vi assicuro che sono innocente.
PANC. Tu hai messo il sacchetto in camera colle tue mani proprie. Tu hai serrata la porta. Non vi è altra chiave che apra quella porta, che questa: chi vuoi tu che l'abbia aperta?
TIB. (Con queste istorie non vorrei perdere i quattrocento scudi). (da sé)
FLOR. Se vi fidaste di me, non anderebbe così.
LEL. Tutti contro di me? Tutti congiurati a precipitarmi?
PANC. Taci, temerario, altri che tu non può aver fatto una bricconata di questa sorta.
LEL. Vi giuro, per quanto vi è di più sacro...
PANC. Zitto, non giurare. Signor Tiburzio, andiamo giù nel banco, che vi darò i vostri denari; e tu, infame non ti lasciar più vedere, se non vuoi che ti sacrifichi colle mie proprie mani.
LEL. Oh povero me! Signor padre, per carità.
PANC. Va via di qua, indegno: andiamo, signor Tiburzio. (parte)
TIB. Povero padre! Fa compassione. Andate, che siete una buona lana. (a Lelio, e parte)
LEL. Ridete eh? ridete, bricconi? Sa il cielo che non siate voi altri i rapitori e che facciate comparire un povero innocente colla maschera di traditore. Il cielo è giusto; il cielo scoprirà il vero. Se me lo potessi immaginare, se lo potessi saper di certo, vorrei vendicarmi contro di te, falsario, impostore, ipocrita maladetto. (ad Ottavio, e parte)
OTT. Avete sentito? L'ha con me.
FLOR. Voglio andar da mia madre.
FLOR. In ogni caso mia madre mi assisterà, mi difenderà. (parte)
OTT. Qui non portano altro in tavola. Anderò a finir di mangiare in cucina. (parte)