Carlo Goldoni
Il padre di famiglia

ATTO SECONDO

SCENA VENTESIMA

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SCENA VENTESIMA

 

Beatrice e Florindo, poi Rosaura

 

BEAT. Bella creanza! Hai veduto il bel rispetto che ha per me? Il bell'amore che ha per te? Ti pare che costei meriti di esser mia nuora? E avrai tu tanto cuore di sposare questa impertinente? Lasciala andare, non mancheranno ragazze più belle, più manierose di questa.

FLOR. Sentite, signora madre, io per dirvela non ho poi una gran passione per la signora Eleonora. Io mi voglio ammogliare; datemi questa, datemi un'altra, purché abbia moglie, per me è tutt'uno.

ROS. Chi è qui? Chi è in questa camera?

BEAT. Oh! signora Rosaura, mi rallegro di rivedervi.

ROS. Il cielo vi benedica, signora Beatrice; questo è il vostro figlio?

BEAT. Signora sì.

ROS. Il cielo faccia che sia buono.

FLOR. Servo suo, mia signora.

ROS. Serva umilissima. Ma come! Non v'è nessuno che serva la signora Beatrice?

BEAT. Finora è stata qui la signora Eleonora. Voleva chiamarvi, ma io non ho voluto recarvi incomodo.

ROS. Il cielo ve lo rimeriti, mentre era applicatissima a leggere una lezione contro i maldicenti. Oh, che vizio detestabile è la maldicenza! Oh, che danno cagiona al prossimo la mormorazione! E tutti l'hanno così famigliare, e specialmente noi altre donne.

BEAT. Felice voi, che siete così bene istruita e illuminata.

ROS. Io, per grazia del cielo, aborrisco questo pessimo vizio più del demonio.

BEAT. Voi siete una giovane particolare; ma vostra sorella non vi rassomiglia.

ROS. Per dirla, mia sorella è un poco fraschetta.

BEAT. Mi ha piantato colla maggiore inciviltà del mondo.

ROS. È male allevata. Oh mia zia! Quella sa allevare le ragazze.

BEAT. Pretende maritarsi con quel garbo. Troverà un villano, non uno che sia nato bene.

ROS. Perdonate la mia onesta curiosità. Vi è forse qualche maneggio fra mia sorella ed il signor Florindo?

BEAT. Non voglio nascondervi la verità. Mio figlio ha qualche inclinazione per lei, e se ella non mi avesse fatto uno sgarbo, forse l'avrebbe presa.

ROS. Oh! signora Beatrice carissima, non vi consiglierei a fare questo sproposito.

BEAT. Perché, cara amica? Parlatemi con libertà.

ROS. Benché ella sia mia sorella, sono obbligata a dire la verità.

BEAT. Ditemela, ve ne prego.

ROS. Non è cattiva ragazza, ma è superba. Non è di cattiva indole, ma non è buona da niente per una casa. È savia e modesta, ma qualche volta le piace... Basta, non voglio dir male.

BEAT. Le piace fare all'amore, non è egli vero?

ROS. Ah! non bisogna mormorare del prossimo, e molto meno d'una sorella.

BEAT. Con me potete parlare con libertà. Florindo, ritirati un poco.

ROS. Compatisca, signor Florindo.

FLOR. S'accomodi.

ROS. (Che bell'ideina da giovanetto da bene). (da sé)

BEAT. E così? raccontatemi. Questa vostra sorella non si contiene?

ROS. Poverina, è compatibile! Non ha madre; il padre non è sempre in casa, le serve non abbadano. Oh libertà, libertà!

BEAT. Vi è qualche cosa di male?

ROS. No, per grazia del cielo. Ma le ragazze, quando non si regolano con una certa prudenza, non trovano così facilmente il marito.

BEAT. Per quello che io sento, vostra sorella ha intenzione di maritarsi.

ROS. Poverina! Ho paura che voglia prima invecchiare.

BEAT. Vostro padre, che è uomo ricco e non ha maschi, vorrà prima di morire trovarsi un genero.

ROS. Così vuol la prudenza.

BEAT. Come avrà il genero, se non marita la signora Eleonora?

ROS. Ci sono io.

BEAT. Ah! siete disposta di maritarvi? Me ne rallegro infinitamente.

ROS. Bisognerà ch'io lo faccia, per obbedire a mio padre.

BEAT. Mi era stato detto che non volevate partirvi da vostra zia.

ROS. Certo che mi sono staccata da lei colle lagrime agli occhi.

BEAT. Perché vostro padre obbligarvi a lasciar quella vita così felice?

ROS. Per imbarazzarmi negl'impicci del matrimonio.

BEAT. Ma perché non maritar l'altra figlia?

ROS. Oh! signora mia, tutti vogliono me. Più di venti partiti ha avuti mio padre, tutti per me: mia sorella nessuno la vuole.

BEAT. Veramente è dispettosa. Appena ha veduto entrare in camera mio figlio, subito è fuggita.

ROS. È fuggita? Poverino! Gli ha fatto questo mal termine?

BEAT. Gliel'ha fatto.

ROS. Io non avrei avuto questo cuore; è un giovane tanto savio!

BEAT. Sentite, signora Rosaura, giacché siete disposta a maritarvi, se il mio figlio non vi dispiace, ve l'offerisco.

ROS. Giacché mio padre mi vuol mortificare col matrimonio, prenderò lui piuttosto che un altro.

BEAT. Bisognerà dunque parlarne con vostro padre.

ROS. Mio padre non dirà di no. Aggiustiamo le cose fra di noi.

BEAT. Oh brava ragazza! Così mi piace. Attendete un momento, che son da voi. (va vicino a Florindo)

ROS. (Bella davvero! Mia sorella minore vorrebbe maritarsi prima di me? Mia zia mi ha detto che guardi bene, che non mi lasci far di questi torti). (da sé)

BEAT. Florindo.

FLOR. Signora.

BEAT. Dimmi un poco: invece della signora Eleonora, avresti tu difficoltà alcuna di sposare la signora Rosaura?

FLOR. La bacchettoncina?

BEAT. Sì, quella giovane savia, virtuosa e dabbene.

FLOR. Perché no?

BEAT. Vuoi che le parli?

FLOR. Sì, parlatele; già ve l'ho detto: purché sia moglie, mi basta.

BEAT. Ha diecimila ducati di dote. (piano tra loro)

FLOR. Benissimo.

BEAT. Non ha ambizione.

FLOR. Meglio.

BEAT. Non ha frascherie per il capo.

FLOR. Parlatele subito.

BEAT. Mi pare anco che ti voglia bene.

FLOR. Via; che mi fate languire.

BEAT. Subito, subito. Signora Rosaura, se siete contenta, Florindo mio figlio vi desidera per sua consorte.

ROS. È vero? (a Florindo)

FLOR. Signora sì, è vero.

ROS. Grazie.

BEAT. E voi, signora Rosaura, lo desiderate per vostro sposo?

ROS. Ah pazienza! Signora sì.

BEAT. Oh! bene; promettetevi tutti e due in modo di non potervi disimpegnare. A te, Florindo; prometti e giura di sposare la signora Rosaura.

FLOR. Prometto e giuro di sposare la signora Rosaura.

BEAT. E voi, signora Rosaura, fate lo stesso?

ROS. Oh! io non giuro.

BEAT. Perché?

ROS. Perché non ho mai giurato, né voglio giurare.

BEAT. Come volete che Florindo sia certo della vostra fede?

ROS. Si potrebbe fare un'altra cosa.

BEAT. E che?

ROS. Sposarsi subito.

BEAT. E vostro padre?

ROS. È tanto buono, lo approverà.

BEAT. (Questa non ha tanti riguardi, come quell'altra). (da sé) Figliuola mia, voglio che facciamo le cose presto; ma non poi con tanto precipizio. Domani si concluderà. Orsù, la mia cara Rosaura, anzi figlia, vado a casa; ci rivedremo domani.

ROS. Andate via?

BEAT. Sì, vado.

ROS. Anche il signor Florindo?

BEAT. Vorreste che io lo lasciassi solo con voi?

ROS. Il cielo me ne liberi.

FLOR. Addio, la mia cara sposa.

ROS. Non mi dite questa parola, che mi fate venir rossa.

FLOR. Vogliatemi bene. (parte con Beatrice)

ROS. Farò l'obbligo mio. Che dirà Ottavio di me? Gli aveva data qualche speranza di prenderlo per marito; ma questo è giovane e ricco. La signora zia mi ha insegnato che non si mantiene la parola a costo del suo pregiudizio, e che quando capita una buona fortuna, non bisogna lasciarsela fuggir dalle mani.



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