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ROS. Un giovanetto là dentro? Perché mai? Lo voglio un poco vedere. Uh, com'è bello! Poverino! Sospira! Mi fa compassione! Se potessi, lo consolerei. Piange, poverino, piange! Che fosse innamorato di me? Per qualche cosa mio padre l'ha qui rinserrato; ma io ho data parola a Florindo. E se Florindo non viene? Davvero non so, da Florindo a questo, chi più mi piaccia. Mi piacciono tutti due. Questo ha più dell'uomo. (guarda come sopra)
ELEON. Brava, signora sorella, la vostra non si chiama curiosità.
ROS. No, sorella carissima, la mia non si chiama curiosità.
ELEON. Ma che cosa v'ha spinto a guardar là dentro?
ROS. Sentendo un uomo a piangere e sospirare, non ho potuto far a meno di non indagare il suo male per procurargli il rimedio. (vien battuto alla porta di strada)
ELEON. È stato picchiato all'uscio di strada.
ELEON. Potete guardare anche voi.
ROS. Io non mi affaccio alle finestre. La modestia non me lo permette.
ELEON. Senza tanti riguardi guarderò io.
ROS. Povero giovane! Star così rinserrato! Patirà.
ROS. Chi mai?
ELEON. Mi credereste ben pazza. Io non apro a nessuno, quando non vi è nostro padre.
ELEON. Non gli ho detto cosa alcuna.
ROS. Domanderà nostro padre. Facciamolo entrare.
ELEON. E intanto dovrebbe star qui con noi?
ROS. Oh! facciamo una cosa da giovani savie e prudenti; ritiriamoci nelle nostre camere, e lasciamo che il signor Florindo possa parlare con suo fratello.
ELEON. Questo sarà il minor male, andiamo. (parte)
ROS. La compagnia di mia sorella disturba i miei disegni. Tornerò a miglior tempo. (parte)