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PANC. Son qua, signor Geronio, gran novità!
GER. Sapete nulla della mia figliuola?
PANC. Adesso saprete il tutto. Lasciate prima che parli a mio figlio.
GER. Ditemi che cos'è di mia figlia.
PANC. Abbiate un poco di pazienza. Consolati, figlio mio, tu sei innocente. Mi dispiace del travaglio e della pena che hai avuto: ma l'amore di tuo padre ti saprà ricompensare con altrettanta consolazione.
LEL. Caro signor padre, il vostro amore è una ricchissima ricompensa di tutto quello che ho pazientemente sofferto.
PANC. Poveretto! Quanto mi dispiace...
GER. Per carità, mia figlia si è ritrovata?
GER. Dove? Presto, ove si ritrova?
GER. Indegna! Saprò punirla. (in atto di partire)
PANC. Fermatevi. Io l'ho trovata; io l'ho fatta arrestare; il mio figlio è stato il seduttore, e della vostra offesa a me aspetta a trovare il risarcimento.
GER. Ah! signor Pancrazio, voi mi consolate. Fate pure tutto quello che credete ben fatto. Mi rimetto in tutto e per tutto al vostro giudizio, e prometto e giuro non aprir bocca in qualunque cosa sarà ordinata dalla vostra prudenza.
PANC. E tu, Lelio, acconsentirai a tutto quello che farà tuo padre anco a riguardo tuo?
LEL. Sarei temerario, se non approvassi tutto ciò che di me dispone mio padre.
PANC. O bene: così mi piace. Eh! amici, venite avanti. (verso la scena)
PANC. Non sono sbirri. Son galantuomini, che m'hanno aiutato per servizio e per carità. Non ho voluto domandare il braccio della giustizia, perché trattandosi di figliuoli, anco il padre, se ha giudizio e prudenza, può essere giudice e castigarli.