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BELTR. (Non so se la signora Lucrezia sia ancora in istato...)
BELTR. Locandiere, per servirla.
CARL. Mandate alla posta di Bologna a prendere il mio baule.
BELTR. Sarà servita; ma lo daranno liberamente?
CARL. Lo daranno. Fate dare al cocchiere due zecchini, ch'io gli devo per il viaggio.
CARL. E fate dare otto lire di mancia agli uomini della barca corriera.
CARL. Fate presto, signor oste.
BELTR. Locandiere, per servirla. Diceva, che mi favorisca il danaro.
CARL. Fate voi. Vi pagherò tutto insieme,
CARL. Mi conoscete voi, signor oste?
BELTR. Non sono oste, ma locandiere, e non ho l'onor di conoscerla. (Lo conosco pur troppo).
CARL. Oste, o locandiere che siate, voi siete uno sciocco, se non conoscete gli uomini della mia sfera.
BELTR. Credo benissimo, ch'ella sia un virtuoso di merito, di stima, e ricchissimo, ma io non ho danari da prestare a nessuno.
CARL. Sciocco! io non vi domando danari in prestito.
BELTR. Mi dia dunque le cinquantasei lire...
CARL. Non mi seccate. Mandate a prendere il mio baule.
BELTR. Non manderò a prender niente.
CARL. Meritereste, ch'io andassi via dalla vostra osteria.
BELTR. La mia locanda non ha bisogno di nessuno.
CARL. Corpo di bacco! mandate a prendere il mio baule.
BELTR. Mi maraviglio di lei...
CARL. Mi maraviglio di te.
BELTR. Cosa è questo te...
CARL. Te e tu, ti tratto come tu meriti.