Carlo Goldoni
L'impresario di Smirne

ATTO TERZO

SCENA SETTIMA   Tognina, Pasqualino e detti.

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SCENA SETTIMA

 

Tognina, Pasqualino e detti.

 

ALÌ (Star pezzo da sessanta). (osservando Tognina)

TOGN. (Eccola qui; l'ho detto; è venuta prima di noi). (piano a Pasqualino) Padrone mio riverito. (ad Alì)

ALÌ Tu chi star?

TOGN. Tognina, virtuosa di musica, per obbedirla.

PASQUAL. Ed io, signore...

ALÌ De ti non domandar. (a Pasqualino) Tognina virtuosa, sentar qui presso di me. (fa luogo a Tognina sul canapè, ed ella siede alla dritta, ed Alì resta in mezzo fra le due donne)

TOGN. Grazie alla sua gentilezza. (siede)

ANN. (Mi dispiace che a Tognina abbia toccato la mano dritta, ma se reciteremo insieme, mi vendicherò).

TOGN. Signor Pasqualino, con licenza di questo signore, prendete una sedia, e sedetevi ancora voi.

ALÌ Cosa voler tu qui? (a Pasqualino)

PASQUAL. Sono venuto con lei...

ALÌ Cosa intrar con tua persona? (a Tognina)

TOGN. Per non venir qui sola, mi ho fatto accompagnare da lui. Egli è un tenore bravissimo, che canta a perfezione, e che fa onor alla musica.

ALÌ Sua figura non star cattiva. Se saper ben cantar, perché tenor non poter far per soprano?

TOGN. E chi ha detto che non lo può fare?

ALÌ Star Nibio, che per forza voler io prender maledetto sopran.

TOGN. Nibio non sa quel che si dica. Le giuro e le protesto, che un tenore di questa sorte è meglio di tutti i soprani del mondo.

ALÌ (Nibio star furbo, star farabutto, voler me per suo interesse ingannar).

ANN. (L'amica vuol produrre il suo favorito).

ALÌ Dir, tu quanto voler? (a Pasqualino)

PASQUAL. Signore, io non sono difficile. Verrò, se vi contentate, per quattrocento zecchini.

ALÌ (Musico voler mille, tenor quattrocento, al diavolo mandar soprano). E tu quanto mi domandar? (a Tognina)

TOGN. Tutto quel ch'ella vuole. So che vossignoria è un galantuomo. Mi piace la sua bella fisonomia, e per lei canterei, come si suol dir, per niente.

ALÌ Tognina star generosa; tuo discorso tanto obbligar, che de Alì tu non aver lamentar. (a Tognina)

ANN. Se io ho domandato, signore, l'ho fatto per obbedirla, ma di me pure ella può far tutto quello che vuole. (ad Alì)

ALÌ Star furba Bolognesa. Cognoscer adesso, che Tognina aver fatto meglio non domandar.

TOGN. Per me ho parlato di cuore. È la prima volta che ho l'onor di vederlo, ma proprio ci ho della simpatia. (lo prende per la mano)

ANN. Anch'io propriamente, subito che l'ho veduto, mi è piaciuto (lo prende per l'altra mano)

ALÌ Star furba Bolognesa. Star tutte due belline, tutte due graziosine. Prometter tutte due voler per mie virtuose.

TOGN. Io non sarò malcontenta di avere la signora Annina in mia compagnia, ma intendiamoci bene: io da prima, ed ella da seconda.

ANN. Signora mia, siete venuta un po' tardi. La parte di prima, il signor Alì l'ha promessa a me.

TOGN. L'ha promessa a lei? (ad Alì)

ALÌ Non saver cosa aver promesso.

ANN. Non si ricorda più, o finge non ricordarselo, che mi ha promesso ch'io farò la parte di prima donna?

ALÌ Star prima, o star seconda, non star l'istesso? (a Tognina, alzandosi)

TOGN. Signor no. O la prima parte, o niente.

PASQUAL. (Maledetto puntiglio! si vuol precipitare, e vuol precipitare anche me).

ALÌ Se paga star l'istessa, cosa star vostra pretension?

ANN. Non m'importa della paga, m'importa dell'onore. (alzandosi)

ALÌ Dell'onor? Dir tu: seconda parte star parte da briccona? (a Pasqualino)

PASQUAL. No, signore, anzi qualche volta la seconda parte è miglior della prima.

ALÌ Dunque star prima, o star seconda, star indifferente. (alle donne)

ANN. O la prima, o niente.

TOGN. O prima, o la ringrazio.

ALÌ Via, se ben mi voler... (a Tognina)

TOGN. La mia riputazione.

ALÌ Se aver stima per me... (ad Annina)

ANN. Sono quella ch'io sono.

TOGN. Nemmeno per mille doppie.

ANN. Né anche se mi facessero regina.

TOGN. Non lo farò mai certamente.

ALÌ No? no? Ed io al diavolo tutte due mandar.

 

 

 


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