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Il Conte Lasca, Alì, poi Nibio
LAS. Signor Alì, sia detto a gloria mia, la vostra compagnia non istà male in donne, e le avete ad un prezzo...
ALÌ Conte, io aver paura, che tu per bella donna me voler trappolar.
LAS. Mi maraviglio di voi. Che maniera è la vostra? È questo il ringraziamento di quel che ho fatto per voi?
ALÌ Conte mio, compatir. Non saper... Non aver più testa.
NIB. Signori, una buona nuova. Ho fermato il primo musico per seicento zecchini, ed un secondo per duecento.
LAS. Chi avete fermato per secondo?
NIB. Un certo Sganarello...
LAS. Quello sguaiato? Signore, non lo prendete, che è una caricatura capace di metter l'opera in ridicolo. (ad Alì)
NIB. Scusi, è forse migliore di Carluccio, ch'ella protegge. (al Conte)
ALÌ Musici non voler. (a Nibio)
NIB. La scrittura è firmata. Non vi è più rimedio, ed ho fermato e scritturato due tenori.
NIB. Ma se domani si parte, non si potea differire.
LAS. In questo non ha tutto il torto.
NIB. Ed ho fermato tutti quegli operai ch'ella ha veduto nella sua camera.
ALÌ In tutti quanti star?
NIB. Ho fatto il conto, che saremo in tutti settanta persone.
ALÌ Scialamanacabala! (esclamazione alla turca)
NIB. E tutti, pria di partire, domandano quattrini a conto.
ALÌ Quanto voler?
NIB. Almeno, in tutti, cinquecento zecchini.
ALÌ Dar cinquecento diavoli, che portar tua malora. (parte)
NIB. (Dica quello che vuole, il danaro è necessario. Cento zecchini per me, e gli altri spartiti fra questa povera gente). (parte)
LAS. Che imbroglio, che impiccio, che malorato impegno è quello di un impresario! lo pratico i teatri, conosco e frequento i virtuosi e le virtuose, ma non mi è mai venuto voglia di mettermi alla testa di una impresa. Poveri impresari! fanno fatiche immense, e poi cosa succede? L'opera in terra, e l'impresario fallito. (parte)