Carlo Goldoni
Il vero amico

ATTO PRIMO

SCENA SECONDA

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SCENA SECONDA

 

Trivella e detto.

 

TRIV. Signore.

FLOR. Presto, metti insieme la mia roba, va alla posta, e ordina un calesse per mezzogiorno.

TRIV. Per dove? se la domanda è lecita.

FLOR. Voglio tornare a Venezia.

TRIV. Così improvvisamente? L’è successo qualche disgrazia? Ha ella avuto qualche cattivo incontro?

FLOR. Per adesso non ti dico altro. Per viaggio ti conterò tutto.

TRIV. Caro signor padrone, perdoni se un servitore a troppo si avanza; ma ella sa la mia fedeltà, e si ricordi che il suo signore zio, in questo viaggio che le ha accordato di fare, mi ha dato l’onore di servirla, come antico di casa, ed ha avuto la bontà di dire che si fidava unicamente di me, e che alla mia fedel servitù appoggiava le sue speranze. La supplico per amor del cielo di farmi partecipe del motivo della sua risoluzione, acciò possa assicurare il suo signore zio, che una giusta ragione l’ha indotto a partire in una maniera, che darà certamente da mormorare.

FLOR. Caro Trivella, il tempo passa, e non lo posso perdere in farti un lungo discorso, per parteciparti i motivi della mia partenza. Questa volta contentati di fare a modo mio. Va a ordinare questo calesse.

TRIV. Sanno questi signori, dei quali è ospite, che vuol andar via?

FLOR. Non lo sanno; ma in due parole glielo dico, mi licenzio, li ringrazio e parto.

TRIV. Che vuol ella che dicano di questa improvvisa risoluzione?

FLOR. Dirò che una lettera di mio zio mi obbliga a partire subito.

TRIV. Dispiacerà alla signora Beatrice che V.S. vada via.

FLOR. La signora Beatrice merita ogni rispetto, ed io la venero come zia di Lelio, ma nell’età sua avanzata la sua passione è ridicola e m’incomoda infinitamente.

TRIV. Ma dispiacerà più al signor Lelio...

FLOR. Sì, Lelio è il più caro amico ch’io m’abbia. Per amor suo son venuto a Bologna. A Venezia l’ho tenuto e l’ho trattato in casa mia come un fratello, ed a lui ho giurato una perfetta amicizia. Adesso sono in casa sua, vi sono stato quasi un mese e vorrebbe che vi stessi ancora, ma non mi posso più trattenere. Presto, Trivella, va a ordinare il .

TRIV. Ma aspetti almeno che il signor Lelio ritorni a casa.

FLOR. Non vi è in casa presentemente?

TRIV. Non vi è.

FLOR. Dove mai sarà?

TRIV. Ho sentito dire che sia andato a far vedere un anello alla signora Rosaura, che ha da essere la sua sposa.

FLOR. (Ah pazienza!) (da sé) Via, non perdiamo tempo. Presto, va alla posta; mezzogiorno sarà poco distante.

TRIV. Oh! vi mancheranno più di tre ore. Se vuole, può andare a trovare il signor Lelio in casa della signora Rosaura.

FLOR. Non ho tempo, non mi posso fermare.

TRIV. Per dirla, quella signora le ha fatto delle gran finezze; in verità sembrava innamorata di vossignoria.

FLOR. Oh cielo! Trivella, oh cielo! non mi tormentar d’avvantaggio.

TRIV. Come? Che vuol ella dire?

FLOR. Questo calesse, per carità. (smaniando)

TRIV. Che cosa son queste smanie? Diventa di cento colori. La signora Rosaura le fa risentire i vermini?

FLOR. Via, via, meno ciarle. Quando il padrone comanda, si ha da obbedire.

TRIV. Perdoni. (con serietà, in atto di partire)

FLOR. Dove vai?

TRIV. A ordinare il calesse. (come sopra)

FLOR. Vieni qui.

TRIV. Eccomi.

FLOR. Ti raccomando una buona sedia.

TRIV. Se la vi sarà.

FLOR. Se vedi il signor Lelio, digli che vado via.

TRIV. Sarà servita.

FLOR. Dove lo cercherai?

TRIV. Dalla sua sposa.

FLOR. Dalla signora Rosaura?

TRIV. Dalla signora Rosaura.

FLOR. Se la vedi, dille ch’io la riverisco. (patetico)

TRIV. Le ho da dir che va via?

FLOR. No.

TRIV. No?

FLOR. Sì, sì...

TRIV. Come vuole che dica?

FLOR. Dille... No, no, non le dir niente.

TRIV. Dunque vuol partire senza che lo sappia?

FLOR. Bisognerebbe... Vien la signora Beatrice.

TRIV. Come m’ho da contenere?

FLOR. Fermati; non andare in nessun luogo.

TRIV. Non lo vuol più il calesse?

FLOR. Il calesse sì, subito.

TRIV. Ma dunque...

FLOR. Via, non mi tormentare.

TRIV. (Ho paura che il mio padrone sia innamorato della signora Rosaura, e che per non far torto all’amico, si risolva di andarsene). (da sé, e parte)

 

 

 


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