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FLOR. Signora, ella dirà che son troppo ardito venendo a replicarle l’incomodo due volte in un giorno.
ROS. Voi mi mortificate parlando così; le vostre visite sempre care mi sono, ed ora le desidero più che mai.
FLOR. Son debitore di risposta ad una sua cortesissima lettera.
ROS. Voi mi fate arrossire, parlandomi scopertamente della mia debolezza.
FLOR. Non ha occasione d’arrossire per una passione che vien regolata dalla prudenza.
ROS. Signor Florindo, ditemi in grazia una cosa, prima di parlar d’altro; siete ancor risoluto di partir domani?
FLOR. Vedo che sarò in necessità di farlo.
FLOR. Perché la violenza d’amore non m’abbia da mettere in cimento di tradire un amico.
FLOR. A chi ha avuto la bontà di confidarmi il suo cuore, è giusto che confidi il mio. Signora Rosaura, l’ho amata dal primo giorno che l’ho veduta, e adesso l’amo assai più.
ROS. Mi amate, e avete cuor di lasciarmi?
FLOR. Conviene far degli sforzi per salvare il decoro, per non esporsi alla critica e alla derisione.
ROS. Ma se si trovasse qualche rimedio facile e sicuro per far che Lelio mi rinunciasse, sareste in grado d’accettar la mia mano?
FLOR. È superfluo il figurarsi cose così lontane.
ROS. Favoritemi: sedete per un momento.
FLOR. Bisogna che vada via, signora.
ROS. Questa sola grazia vi chiedo, ed avrete cuor di negarmela? Sedete per un poco, ascoltatemi, e poi ve ne andrete.
FLOR. (Ci sono, bisogna starvi). (da sé, e siedono)
ROS. Spero, mediante la confidenza che vi farò delle cose domestiche della mia casa, aprirvi il campo di sperare ciò che or vi sembra difficile. Sappiate che mio padre...