Carlo Goldoni
Il vero amico

ATTO TERZO

SCENA UNDICESIMA

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SCENA UNDICESIMA

 

Florindo e Beatrice.

 

FLOR. (Sono cose da morire sul colpo). (da sé)

BEAT. Avete sentito? È invidiosissima. Ha una rabbia maladetta ch’io sia la sposa; vorrebbe che non vi fossero altre spose che ella.

FLOR. (Come ho io da fare a liberarmi da questa donna che mi perseguita?) (da sé)

BEAT. Orsù, giacché siamo soli, permettetemi ch’io vi spieghi l’estrema mia consolazione, per la felice nuova recatami da mio nipote.

FLOR. Che cosa le ha detto il suo signor nipote?

BEAT. Mi ha detto che voi veramente mi amate, e che mi fate degna della vostra mano.

FLOR. (Maledetta quella lettera! in che impegno mi ha posto!) (da sé)

BEAT. Quando pensate voi che si concludano le nostre nozze?

FLOR. Mi lasci andare a Venezia; tornerò, e concluderemo.

BEAT. Oh! questo poi no; a Venezia non vi lascio andare senza di me.

FLOR. Conviene ch’io vada per gli affari miei.

BEAT. Io non impedirò che facciate gli affari vostri.

FLOR. Avanti di condurre una moglie, bisogna che vada io.

BEAT. Bene; fate così, sposatemi, e poi andate.

FLOR. (Voglio veder, se mi l’animo di farle passar la voglia di avermi per marito). (da sé) Signora Beatrice, io la sposerei volentieri, ma non la voglio ingannare. Quando io l’ho sposata, temo che non si penta, onde, giacché è in libertà, ho risoluto di dirle la verità.

BEAT. Dite pure; nulla mi fa specie, purché abbia voi per marito.

FLOR. Sappia ch’io sono d’un naturale sofistico, che tutto mi fa ombra, che tutto mi fastidio.

BEAT. Se sarete di me geloso, sarà segno che mi amerete.

FLOR. Non parliamo di gelosia. Ella non sarebbe in caso di darmene.

BEAT. Perché? Sono io sì avanzata?...

FLOR. Non dico questo; ma io sono stravagante. Non voglio che si vada fuori di casa.

BEAT. Bene: starò ritirata.

FLOR. In casa non ha da venir nessuno.

BEAT. Mi basterà che ci siate voi.

FLOR. A me poi piace divertirmi e andare a spasso.

BEAT. Siete giovine, avete ragione.

FLOR. Tante volte non torno a casa.

BEAT. Se avrete moglie, può essere che torniate più spesso.

FLOR. Sono assuefatto così.

BEAT. Vi vorrà pazienza.

FLOR. Sappia, per tutto, che mi piace giuocare.

BEAT. Giuocherete del vostro.

FLOR. Vado qualche volta all’osteria cogli amici.

BEAT. Qualche volta mi contenterò.

FLOR. Le dirò di più, perché son uomo sincero, mi piace la conversazion delle donne.

BEAT. Oh! questo poi...

FLOR. Lo vede? È meglio che mandiamo a monte il trattato. Io sono un uomo pericoloso, una moglie non può soffrir queste cose; la compatisco e la lascio in libertà.

BEAT. Vi divertirete colle donne, ma onestamente.

FLOR. Non so, e non mi voglio impegnare.

BEAT. Sentite, se farete male, sarà peggio per voi. Se incontrerete delle disgrazie, la colpa sarà vostra. Per questo non vi rifiuto, e vi amerò in ogni modo.

FLOR. (Può essere costei più ostinata di quel che è?) (da sé)

BEAT. (Pare pentito d’avermi promesso, ma io lo voglio assolutamente). (da sé)

FLOR. Ascolti il resto.

BEAT. Dite pure. Tutto è niente in confronto della vostra mano.

FLOR. Io sono assai collerico.

BEAT. Tutti abbiamo i nostri difetti.

FLOR. Se mai, per accidente, la mia brutalità facesse che io le perdessi il rispetto...

BEAT. Mi basta che non mi perdiate l’amore.

FLOR. Vuol esser mia ad ogni modo?

BEAT. Senz’altro.

FLOR. Con que’ difetti che di me ha sentito?

BEAT. Chi ama di cuore, può soffrir tutto.

FLOR. Si pentirà, signora.

BEAT. Non vi è pericolo.

FLOR. Collera, giuoco, donne, osteria, non le importa niente?

BEAT. Niente affatto.

FLOR. È pronta a soffrir tutto?

BEAT. Signor Florindo, quando concluderemo le nostre nozze?

FLOR. (Non so più cosa dire). (da sé) Ne parleremo.

BEAT. Attenderò impaziente il momento felice.

FLOR. Ed ella vuol tanto bene ad un uomo così cattivo?

BEAT. Anzi vi reputo per l’uomo più buono di questo mondo. Se foste veramente cattivo, non vi dichiarereste esser tale. Gli uomini viziosi hanno questo di male, che non si conoscono. Chi si conosce, o non è vizioso, o se lo è, si può facilmente correggere. La vostra sincerità è una virtù che maggiormente m’accende ad amarvi; poiché, se farete vita cattiva, avrete il merito di avermi in tempo avvisata; se la farete buona, il mio contento sarà maggiore. Andiamo, caro: torniamo a casa; accompagnatemi, se vi contentate.

FLOR. Scusi; presentemente non posso.

BEAT. Bene, di qui non parto, se voi non mi accompagnate. Vi aspetterò da Rosaura. (parte)

 

 

 


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