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Giovine col caffè e biscottini, e detti.
OTT. Favoritemi. Bevete un cafè. (a Bettina)
BETT. Mi no gh’ho bisogno del so caffè. Gh’ho un tràiero anca mi da cavarme una vogia.
OTT. Ma bevetelo per farmi piacere.
BETT. Giusto per questo no lo vogio bever. E ti sa, toco de sporco, se ti vegnirà più in sta casa, te buterò zo per la scala. (al Giovine)
GIO. M’ha mandao siora Cate...
BETT. Siela maledia ela, ti, e sto lustrissimo de faveta.
OTT. Eh via, siate buona, bevete il caffè, e poi me ne vado subito.
BETT. No vogio bever gnente. Credeu che no sapia l’usanza de vualtri siori? Subito per le boteghe: oe, sono stato dalla tale, gh’ho pagato il caffè; sono stato in conversazione; gh’ho toccato la mano. Eh, poveri sporchi! Betina no se mena per lengua.
OTT. Ma io non sono di quelli.
BETT. O de quei, o de quei altri, batevela, che farè megio.
OTT. Non mi fate andare in collera.