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Il marchese Ottavio incontrandosi con Pasqualino
PASQUAL. M’ha dito sior pare che vussustrissima me cercava. Son qua a recever i so comandi.
OTT. Ah, siete voi figlio di Catinello?
PASQUAL. Lustrissimo sì, per servirla.
OTT. Bravo, mi piacete. Siete un giovine ben fatto.
PASQUAL. Tuta bontà de vussustrissima.
OTT. Ditemi, avete verun impiego?
PASQUAL. Lustrissimo no. Fin adesso mia mare m’ha mandà a scuola. Ho imparà a lezer e a scriver, e un puoco de conti, ma mio pare vuol che fazza el barcariol. Mi no so vogar. Sto mistier no me piase, onde me racomando a la protezion de vussustrissima, che la me fazza la carità d’impiegarme in qualcossa anca mi, gramo zovene, che me possa inzegnar.
OTT. Avete abilità da tener una scrittura?
PASQUAL. No fazzo per dir, ma scrivo stampatèlo.
OTT. E bene, vi terrò al mio servizio. Averete due incombenze. Copierete le lettere, e terrete i libri della scrittura di casa.
PASQUAL. Grazie a la bontà de vussustrissima. Spero che no la s’averà da doler de mi.
OTT. Ma ditemi, caro... Pasqualino, non è vero?
PASQUAL. Ai comandi de vussustrissima.
OTT. Vorrei che mi parlaste con sincerità.
PASQUAL. Mi la sapia che busie no ghe ne so dir.
OTT. Mi è stato detto che siete innamorato, è vero?
PASQUAL. Gh’ala paura che no fazza el mio debito? Anca che fusse inamorà, no ghe saria pericolo che abandonasse el mezzà.
OTT. Non dico per questo; ma anzi, amando io la vostra persona, bramerei di sapere se siete innamorato con idea di ammogliarvi e stabilirvi in casa mia colla moglie ancora.
PASQUAL. (Oh magari!) (da sé) Per dirghela, lustrissimo, ho fato l’amor a una puta e ghe vogio ben, e se podesse, la tioria volentiera.
OTT. È giovine da bene e onorata?
OTT. Non occorr’altro. Sposatela, e assicuratevi della mia protezione.
PASQUAL. Oh sielo benedetto! Vedo veramente che la me vol ben.
PASQUAL. Un vecchio gh’ha promesso dusento ducati.
OTT. Non è bene che cotesto vecchio le dia la dote. I dugento ducati glieli darò io.
PASQUAL. Oimè! Sento che l’alegrezza me sera el cuor.
OTT. In casa mia vi sarà destinata la vostra camera. Vostra moglie terrà le chiavi di tutto, e voi, se averete giudizio, sarete più padrone che servitore.
OTT. Addio, Pasqualino, portatevi bene. Andate a ritrovare la vostra sposa e sollecitate le vostre nozze. I giovani stanno meglio colla moglie al fianco. Badano più al loro dovere. (O per una via, o per l’altra, Bettina verrà senz’altro nelle mie mani). (da sé)
PASQUAL. Lustrissimo, no so cossa dir. Vedo che la me vol un gran ben.
OTT. Oh, se sapeste quanto bene vi voglio! Basta, un giorno lo saprete. (parte)