Carlo Goldoni
La putta onorata

ATTO TERZO

SCENA SESTA

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SCENA SESTA

 

La marchesa Beatrice, poi il marchese Ottavio col lume.

 

BEAT. Oh, che caro signor consorte! Se l’aveva rinserrata in casa l’amica; ma eccolo che viene col lume.

OTT. Oh, eccomi qui... (crede trovar Bettina, e vede Beatrice)

BEAT. Che mi comanda, signor consorte?

OTT. Niente. (guardando qua e per la camera)

BEAT. Che cerca vossignoria?

OTT. Niente. (come sopra)

BEAT. (Mi pare alquanto confuso). (da sé)

OTT. (Come diavolo è qui venuta costei!) (da sé, osservando come sopra)

BEAT. Ha perduto qualche cosa?

OTT. (Io ho pur parlato con Bettina). (da sé) Sì, signora, ho perduto.

BEAT. E che mai?

OTT. Ho perduto una gioja.

BEAT. La gioja che avete perduta, l’ho ritrovata io, ed è in mio potere. E voi, signor marchese, pensate meglio, che non si portano di quelle gioje in casa; che alla moglie si porta rispetto, e non le si questa sorta di mali esempi. (entra nella camera ove è Bettina, e serra la porta)

OTT. Io resto stordito, come la marchesa abbia saputo di questo fatto! Come ha potuto penetrare... Ma! Io all’oscuro ho parlato con Bettina; e ora dov’è andata? Ah sì, la marchesa me l’ha involata! Ma prima ch’ella me la faccia sparire da questa casa, voritrovarla, vo’ meco condurla. Son nell’impegno; se vi andasse la casa, voglio superare il mio punto. (parte)

 

 

 


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