Carlo Goldoni
La putta onorata

ATTO TERZO

SCENA VENTISEIESIMA

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SCENA VENTISEIESIMA

 

Altra camera del marchese Ottavio, senza lumi.

 

La marchesa Beatrice, conducendo per mano al buio Bettina mascherata.

 

BETT. Cara lustrissima, dove mai me menela?

BEAT. In un luogo, dove sarete sicura dalle persecuzioni di mio marito.

BETT. E Pasqualin dove xelo?

BEAT. Ditemi, se Pasqualino venisse a star con voi qui al buio, lo ricevereste volentieri?

BETT. Oh, lustrissima, no. No la fazza ch’el vegna, per amor del cielo.

BEAT. Possibile?

BETT. No certo.

BEAT. (Eppure io non lo credo). (da sé) Oh via, state qui un poco, che or ora verrò da voi.

BETT. E ho da star a scuro?

BEAT. Sì, per un poco. Fino che il marchese va a letto.

BETT. Oh povereta mi! Sta note m’ispirito.

BEAT. Abbiate pazienza, che sarete consolata. (parte)

BETT. (Si pone a sedere) Oh pazenzia benedeta, ti xe molto longa! So cossa ch’ho patio a vederme arente del mio Pasqualin e star imascherada, aciò che nol me cognossesse. Me sentiva strazzar el cuor. Ma l’onor xe una gran cossa!

 

 

 


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