Carlo Goldoni
Il viaggiatore ridicolo

ATTO SECONDO

SCENA DECIMA   Don Fabrizio, il Conte, Donna Emilia e li suddetti

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SCENA DECIMA

 

Don Fabrizio, il Conte, Donna Emilia e li suddetti.

 

FABR.

Siamo qui. Siedan, padroni,

Sieda lei. (alla Marchesa)

 

MAR.

Prima lei. (a don Fabrizio)

 

FABR.

Oh, mi perdoni.

 

CAV.

Qua il signor don Fabrizio,

Di qua il signor Contino,

Qui donna Emilia, e la Marchesa qui,

Ed io presso di lei: va ben così?

 

FABR.

Non mi par. La Marchesa

Dovrebbe un po' più in qua...

 

CAV.

No no; ho imparato

Le tavole a dispor dacché ho viaggiato.

 

FABR.

Via dunque, presentate

La zuppa a queste dame.

 

CAV.

Piano un poco:

Vuò che si metta in pratica

Una nuova invenzion ch'è tutta mia,

Per mettere gli spirti in allegria.

Animo, una bottiglia. (ai Servitori)

A tutti il suo bicchiere:

Principiamo dal bere.

Questo mio ritrovato

Ebbe in Londra fortuna, e fu lodato. (I Servitori danno da bere a tutti)

 

FABR.

Affé, non mi dispiace.

 

CAV.

E perché sia

Più bella l'allegria,

Prima ancor di mangiare,

Col bicchiere alla man si ha da cantare.

Ecco due strofe sole (dispensa alcune carte di musica)

Con musica e parole:

Cantin meco le dame,

Almeno una di loro,

Poi gli altri tutti canteranno il coro.

 

 

CAV.

} a due

Che dolce licore,

Che amabile frutto!

Beviamolo tutto,

Che buono sarà.

Che venga il piacere,

Che fuggasi il lutto:

Beviamolo tutto,

Che bene ci fa.

MAR.

TUTTI

Beviamolo tutto,

Che buono sarà.

Beviamolo tutto,

Che bene ci fa.

 

CAV.

} a due

Di Bacco il liquore

Fa lieti e felici:

Beviamolo, amici,

Che gusto ci .

Dal nume del vino

Prendiamo gli auspici.

Beviamolo, amici,

Che meglio si sta.

MAR.

TUTTI

Beviamolo, amici,

Che gusto ci .

Beviamolo, amici,

Che meglio si sta.

 

 

CAV.

Si è cantato e bevuto, son contento.

Or divido la zuppa, e la presento. ( la zuppa)

 

GIAC.

Questo caro signor fa da padrone. (a Livietta)

 

LIV.

E il padrone di casa è un bel minchione. (a Giacinto)

 

CAV.

Oh, che cattiva zuppa! (assaggiandola)

 

MAR.

Parmi di buon sapore.

 

CAV.

Non ho mangiato mai zuppa peggiore.

 

CON.

Chi sente voi, signore,

Tutto vi par cattivo.

 

CAV.

Due anni or son che nel gran mondo io vivo.

Che piatto è questo? Permettete: oibò! (assaggiandolo)

Dolce, grasso, malfatto.

 

EMIL.

Se qui tutto vi ,

Vi consiglio d'andarvene a drittura.

 

FABR.

(Non ho inteso maggior caricatura). (da sé)

 

CAV.

Per dir la verità, dacché ho viaggiato,

Ho il gusto delicato.

Se voglia di mangiar or non mi sento,

Farò qualcosa per divertimento.

Mi ricordo in Olanda, ad una tavola

In cui vi erano donne

Brutte come demoni,

Mi divertivo a far de' matrimoni.

Qui pur vuò far lo stesso:

Per ischerzo così, per allegria,

Tutta vuò maritar la compagnia.

Donna Emilia col Conte

(Già don Fabrizio non vuol moglie), ed io

Colla Marchesa, e poi

Servitor, cameriera, ancora voi. (a Giacinto e Livietta)

 

EMIL.

Questa è un'impertinenza (s'alza)

Che soffrir non si può.

So quel che deggio far, risolverò.

 

CAV.

Oh, si sdegna per poco!

 

CON.

Con dame non convien prendersi gioco. (s'alza)

Parlaste mal, signore,

E ve lo sosterrò da cavaliero.

(Da incontro tal la mia fortuna io spero). (da sé)

 

CAV.

Gente che non uscì dal suo paese,

Non distingue gli scherzi dalle offese.

 

FABR.

Eh, sono i scherzi vostri (s'alza)

Un po' troppo avanzati.

 

CAV.

Io soglio rispettar le donne tutte.

 

EMIL.

Andate a maritar le donne brutte.

 

MAR.

Capite or la ragion perché è sdegnosa?

 

CAV.

Peggio d'una tedesca è pontigliosa.

 

FABR.

Cavalier, non vorrei

Foste venuto qui

A inquietarmi così la compagnia.

 

CAV.

Tutto s'aggiusterà, la cura è mia.

 

GIAC.

Signore, in quanto a noi,

Non ce n'abbiamo a mal per niente affatto.

 

LIV.

Per me son pronta.

 

CAV.

Ed il negozio è fatto.

Povero don Fabrizio,

Mi dispiace che sol restato sia.

 

FABR.

Vi è la Marchesa.

 

CAV.

Eh, la Marchesa è mia.

 

FABR.

Come? non siete voi

Destinato a mia figlia?

 

CAV.

Sì, è verissimo.

Don Fabrizio carissimo,

Lasciatemi ch'io possa

Questa dama servir per questo giorno,

E poi domani a donna Emilia io torno.

 

EMIL.

Signor no, non conviene, io vi rispondo.

 

CAV.

Voi non sapete ancor cosa sia mondo.

 

Domandate alla cara Marchesa,

Che ha viaggiato e che l'uso lo sa.

Non è insulto, non chiamasi offesa

Il servir che la donna si fa.

 

MAR.

Favorire mi può don Fabrizio,

Favorire mi può il Cavalier.

Una donna che sia di giudizio,

L'uno e l'altro gradire saprà.

 

FABR.

Questa cosa per or non mi piace.

 

EMIL.

} a due

No signore, con sua buona pace

Che quest'uso fra noi non vedrà.

CON.

CAV.

} a quattro

Tutto il mondo l'approva e lo vede,

E la donna servir si concede,

Con rispetto e con bella onestà

MAR.

GIAC.

LIV.

EMIL.

} a tre

Quest'usanza piacer non mi .

CON.

FABR.

CAV.

Don Fabrizio, perdonate, (piano a don Fabrizio)

Confidate il vostro cor.

Vi ha colpito, - vi ha ferito,

Per la dama il dio d'Amor?

 

FABR.

Non mi celo, - ve lo svelo,

Io mi sento un fiero ardor. (piano al Cavaliere)

 

CAV.

Attendete, - voi vedrete

Se vi son buon servitor. (piano a don Fabrizio)

 

GIAC.

} a due

Poverello - il vecchiarello,

Gli si vede il pizzicor. (piano, a parte)

LIV.

CAV.

Si è svelato - innamorato.

Secondate il pazzo umor. (piano alla Marchesa)

 

EMIL.

} a due

Ah che il core - pel dolore

Mi si spezza, e per amor.

CON.

MAR.

Lo godremo, - lo vedremo

Più brillante farsi ognor. (piano al Cavaliere)

 

EMIL.

} a due

La speranza, - la costanza,

M'abbandona al mio dolor. (partono)

CON.

CAV.

La Marchesa - già s'è resa (piano a don Fabrizio)

Tutta vostra di buon cuor.

 

FABR.

Io mi sento - dal contento

Giovinetto farmi ancor.

 

CAV.

Ei lo crede, - non si avvede. (piano alla Marchesa)

Tutta vostra - già si mostra. (piano a don Fabrizio)

 

TUTTI

Viva, viva il dio d'Amor!

 

FABR.

Marchesina...

 

MAR.

Fabrizino...

 

GIAC.

} a due

Che grazina! che amorino!

LIV.

FABR.

Io mi sento...

 

MAR.

Provo anch'io...

 

FABR.

} a due

Nel mio cordolce ardor.

MAR.

TUTTI

Viva, viva il dio d'Amor!

 

CAV.

Leghi Amor i cuor sinceri,

E di Bacco coi bicchieri

L'allegria si accresca ognor. (Si porta a tutti un bicchiere)

 

TUTTI

Viva Cupido,

Caro bambino!

Viva il buon vino,

Dolce licor!

 

FABR.

Cara sposina.

 

MAR.

Caro sposino.

 

CAV.

} a tre

Bell'amorino, - tenero ancor.

GIAC.

LIV.

TUTTI

Viva Cupido

Caro amorino!

Viva il buon vino,

Dolce licor! (partono)

 


 

 

 


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