Carlo Goldoni
Le virtuose ridicole

ATTO PRIMO

SCENA QUINTA   Gazzetta, poi Erideno

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SCENA QUINTA

 

Gazzetta, poi Erideno

 

GAZZ.

Oh questa è bella assai!

Io non ho pianto mai

Per alcuna disgrazia,

E or piangerò con questa bella grazia?

ERID.

Caro Gazzetta amico,

Son in un grande intrico:

Amo Affrodisia mia,

Ed ella è piena di filosofia.

GAZZ.

Ebben? filosofando

Si anderà innamorando:

Basta, se voi volete innamorarla,

Che sappiate con arte secondaria.

Amo anch'io Melibea,

Pazza per i romanzi; e per potere

Viver seco giocondo,

Sto zitto, e la secondo;

E dico che son vere,

E credere si denno,

Le istorie di Bertoldo e Cacasenno.

ERID.

Ma io non ho studiato.

A scuola sono stato,

Ma sol, come far sogliono i scolari,

Ho imparato a giocar i miei denari.

Io di filosofia non ne so punto;

De' suoi termini ognor m'ho fatto beffe,

E dirò dei spropositi a bizzeffe.

GAZZ.

Dite ciò che volete;

Spropositate pur senza riguardo;

Già la filosofessa

Con tutti i studi suoi

Non ne sa più di voi:

E i filosofi stessi,

Che per troppo studiar han fatto il callo,

Dicon spropositacci da cavallo.

ERID.

Ma il mondo li rispetta;

Ma a lor si presta fede.

GAZZ.

Sì, perché all'apparenza il mondo crede.

Ma quei filosofoni,

Quando qualche passion li porta via,

Mandan da parte la filosofia.

 

Corre al mondo un'opinione

Che fa rider chi ne sa:

Che i scolari di Platone

Fan l'amor con onestà.

Voi che dite?

Gli credete?

Se si trova un platoncino

Presso qualche bel visino,

Ah! che dite?

Come andrà?

Tutto foco

A poco a poco

Il filosofo sarà. (parte)

 

 

 


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