Carlo Goldoni
Le virtuose ridicole

ATTO PRIMO

SCENA NONA   Melibea, poi Ser Saccente

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SCENA NONA

 

Melibea, poi Ser Saccente

 

MEL.

Io, che di poesia son invaghita,

Non voglio esser unita in matrimonio

Se Apollo non invoco in testimonio.

Ma ecco quel marmotta

Ch'io non posso vedere.

SACC.

Oh mulier docta!

Semper optime vale.

MEL.

Serva, signor Saccente senza sale.

SACC.

Come! A voi non è nota

Dunque la virtù mia?

MEL.

Eh, se la poesia non possedete,

Un virtuoso da dozzina siete.

SACC.

Poësis non dat panem.

MEL.

A parlarmi latin siete venuto?

A me piace il volgare, e vi saluto.

SACC.

E come mai può darsi,

Che senza prosodia

Si sappia poesia?

Qui nescit declinationes,

Qui nescit coniugationes,

Qui nescit concordantias

Del numero, del genere, del caso,

I versi comporrà soltanto a caso.

MEL.

Orsù, basta così;

Andate via di qui, signor Saccente:

Fate il pedante, e non sapete niente.

Io ne so più di voi. Che? Nol credete?

Ora mi sentirete

Qui, qui sul vostro viso,

Far versi all'improvviso.

Per Bacco, vi vuò far meravigliare;

Vi voglio in più linguaggi improvvisare.

 

A Bulogna an s'

Un babbion cmod a sì vu.

Tutt'al mond s'accordrà

Che vu siadi un turlulù.

Ed a Napoli, bene mio,

Se ci vai, sarai frustato:

E managgia chi t'ha figliato.

Fosse acciso... fosse ampiso;

E vattenne, vattenne deccà.

Via, sier alocco, - via, sier baban.

Via, che ve mando - in venezian.

Dove, no digo, perché el se sa:

Via, che ve mando de de Stra. (parte)

 

 

 


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