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ROB. Povero giovane! Lo compatisco. So anch'io che cosa è l'amore. Non s'è mai spiegato! Non avrà avuto coraggio. Conosco il suo temperamento. È timido. È il più buon figliuolo del mondo.
CAM. (Povera me! Che nuova mi ha dato Arlecchino! Se va via, mi porta via il cuore). (da sé) Che cosa mi comanda, signore?
ROB. Oh! quella giovane, scusate se vi ho incomodato.
CAM. Niente, signore. Son qui ad obbedirla. (confusa)
ROB. Voi sapete che ho promesso il mio ritratto alla signora Dorotea... e siccome deggio partir questa sera...
CAM. Questa sera assolutamente?
CAM. (Ah il mio Arlecchino! Ah non vedrò più il mio caro Arlecchino!) (da sé)
ROB. Che avete, Camilla? Vi dispiace tanto la mia partenza?
CAM. Signore... mi dispiace sicuramente.
ROB. Dite la verità. Vi dispiace per me, o per Arlecchino?
CAM. Arlecchino... ha il suo merito... Ma né egli pensa a me, né io penso a lui.
ROB. E se egli pensasse a voi?
CAM. Io non so niente. Io non sono portata per queste cose; e mi farete piacere a mutar discorso.
ROB. (Non saprei. Mi pare, e non mi pare). (da sé)
CAM. (Ho taciuto finora. Sarebbe imprudenza la mia, se mi spiegassi fuori di tempo). (da sé)
ROB. Orsù, volete voi dare il mio ritratto alla signora Dorotea?
CAM. Cosa volete ch'ella faccia del vostro ritratto?
ROB. Se non volete darglielo, non l'avrà.
CAM. Date qui, date qui. (prende il ritratto, e lo mette in uno dei due taschini del grembiale)
ROB. Il signor Anselmo è in casa?
CAM. L'ho veduto ch'era per sortire.
ROB. Andrò ad avvertirlo della mia partenza.
CAM. Andate, che prego il cielo... (alterata)
ROB. Di che?
CAM. Niente, niente.
ROB. (Potrebbe darsi ch'ella amasse Arlecchino. Se così è, questo viaggio gli farà del bene). (da sé, parte)