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Arlecchino ed il suddetto.
ARL. (Carlotto che varda un ritratto!) (da sé, non veduto)
CARL. Oh! riverisco il signor Arlecchino. (vedendo Arlecchino, nasconde il ritratto)
ARL. (Dov'è 'l mio? Non lo vedo più). (guardando sul tavolino) (Senz'altro el l'ha tolto lu. La me par un pochetto d'impertinenza). (da sé) Comàndela qualcossa, signor, in sta camera? Vienla a cercar qualchedun?
CARL. Sento che la vostra partenza è vicina, e sono venuto per augurarvi il buon viaggio...
ARL. A caso averessi visto un ritratto su sto taolin?
CARL. Su quel tavolino? vi assicuro che su quel tavolino non ho veduto niente.
ARL. Caro sior Carlotto... caro sior Carlotto, vu sè un galantomo... Se lo fe per farme una burla...
CARL. Vi dico sull'onor mio che non ho preso niente, e che su quella tavola non vi era niente.
ARL. Quando son vegnù in sta camera, ho visto mi co sti occhi che gh'avevi in man un ritratto. E me maraveggio de vu, e no se tol la roba dei altri. (con calore)
CARL. Vi dico ch'io non ho preso niente. Ecco qui un ritratto, è vero; ma son galantuomo, mi è stato dato ed io non l'ho preso; e s'è roba vostra, eccolo qui, tenetelo, ch'io non so cosa fare né di lui, né di voi. (gli dà il ritratto, e parte)