Carlo Goldoni
Gli amanti timidi

ATTO TERZO

SCENA SECONDA   Il Servitore ed il suddetto.

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SCENA SECONDA

 

Il Servitore ed il suddetto.

 

SERV. Signor Arlecchino, ecco una lettera ed una scatola che viene a voi.

ARL. A mi?

SERV. Sì, a voi.

ARL. Sarà per el mio patron.

SERV. No, la lettera è diretta a voi.

ARL. Mi non aspetto lettere da nissun. Ghe xe anca una scatola!

SERV. Eccola qui. Una scatola col vostro nome. Al Signor Arlecchino Battocchio.

ARL. Da dove vienla?

SERV. L'ha portata un facchino.

ARL. Ah! no la vien dalla Posta?

SERV. Non credo. L'ha portata un facchino.

ARL. Dove xelo sto facchin?

SERV. È andato via subito. Mi ha dato la lettera e la scatola da consegnarvi, ed è subito andato via.

ARL. Che ghe sia in Bologna qualche altro Arlecchin Battocchio?

SERV. Io non so perché facciate tante difficoltà. Osservate se la lettera viene a voi: Al Signor, Signor mio riveritissimo il Signor Arlecchino Battocchio, presso il Signor Roberto suo Padrone, in casa del Signor Anselmo, vicino alla Torre degli Asinelli. Bologna. Con una scatola al suo nome. Siete voi, o non siete voi?

ARL. No so cossa dir. Son mi.

SERV. Sia ringraziato il cielo, che siete voi. Tenete.

ARL. Avè gnente al facchin?

SERV. Niente.

ARL. Ve ringrazio dell'incomodo.

SERV. Non è niente portare una lettera ed una scatola, non è niente; ma mi avete fatto sudare a persuadervi che viene a voi. (parte)

 

 

 


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