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Arlecchino e detta.
ARL. (Entra senza parlare, e va bel bello dove sono i fiori; li guarda con attenzione e sospira)
LUIG. Chi ti ha insegnato le creanze? Vieni e non ti cavi il cappello?
ARL. (Senza parlare prende i fiori, li osserva e sospira)
LUIG. Ti spiace vedere strapazzati quei fiori, che tu hai donati alla tua favorita?
ARL. (Sospirando e piangendo torna a buttar i fiori in terra, con una esclamazione)
LUIG. Possibile che quei fiori ti facciano piangere e sospirare?
ARL. No pianzo per quei fiori, no sospiro per lori.
LUIG. Dunque perché fai tante smanie?
ARL. Pianzo per vu, sospiro per causa vostra.
LUIG. Per me? Spiegati, per qual cagione?
ARL. Quella povera rosa stamattina a bonora l’era bella, fresca e odorosa; adesso l’è fiappa, pelada, strapazzada. Pianzo, perché un zorno l’istesso sarà anca de vussignoria. (parte)
LUIG. Temerario briccone. Ehi, chi è di là?