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BAR. Quando mai si cangerà per me la fortuna? Di tanti adoratori che mi circondano, possibile che non ne ritrovi uno che pensi onorevolmente sopra di me! Il mio contegno dovrebbe pure far conoscere il modo mio di pensare; dovrebbe disingannare i male inclinati, e movere qualcheduno a levarmi da un tal mestiere, ed a credermi degna della sua mano.
LIN. (da sé, in disparte) (Eccola la mia Zelinda. Oh! cieli, fate ch'ella sia ricevuta.)
LIN. È una giovane che vi domanda.
LIN. Io credo venga ad offerirsi per cameriera.
BAR. Può essere, perché ho licenziata quella che aveva, e mi sono raccomandata per averne un'altra.
LIN. Ma signora, se io ho l'onor di servirvi per cameriere, che bisogno avete voi di una cameriera?
BAR. Sapete voi accomodare il capo?
LIN. No, veramente, non lo so fare.
BAR. Oh bene dunque, ho bisogno di una cameriera; fatela entrare.
LIN. (Sì, sì, venga pure. Io ne ho più bisogno di lei.) (alla scena) Venite, quella giovane, entrate.