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ATTO SECONDO
Scena Diciottesima. Lindoro colla sottocoppa con una tazza di cioccolato, e detti
I link alle concordanze si evidenziano comunque al passaggio
LIN. Ecco il cioccolato... Ohimè! (vede Don Flaminio, e tremando lascia cader tutto in terra)
BAR. (a Lindoro) Cosa avete fatto?
LIN. Ne andrò a sbattere un'altra tazza...
BAR. No, no, l'ora è avanzata, non serve più.
LIN. (da sé) (Il diavolo lo ha qui portato.)
ZEL. (da sé) (È un prodigio se non si scopre ogni cosa.)
FLA. (a Barbara) È questi il giovane che avete preso per cameriere?
FLA. Mi pare un giovane di garbo.
LIN. (da sé) (Manco male, respiro un poco.)
FLA. Voi meritate d'esser ben servita, e vedo che avete scelto assai bene. Specialmente l'abilità di questa giovane è singolare. Non si possono meglio accomodare i merletti. Permettetemi che io vegga quell'incassatura. (col pretesto le tocca le mani)
ZEL. (piano a Don Flaminio) (Ma signore...)
FLA. (piano a Zelinda) (Tacete, o vi scoprirò.)
ZEL. (da sé) (Povera me! in qual imbarazzo mi trovo!)
LIN. (da sé) (E ho da soffrire che Don Flaminio usi a Zelinda delle confidenze?)
BAR. Zelinda, mi pare che la vostra delicatezza...
ZEL. (a Barbara) In verità, signora, se non fosse per voi...
BAR. Per me dico che il signor Don Flaminio abusa un poco troppo della convenienza.
LIN. (a Don Flaminio, riscaldandosi un poco) Veramente nelle case onorate...
FLA. (a Lindoro) A voi non conviene parlare.
LIN. (da sé) (Ha ragione; ma non lo posso soffrire.)